20 Marzo 2016 - Domenica delle Palme e della Passione del Signore
Egli, che era senza peccato,
accettò la passione per noi peccatori
e, consegnandosi a un’ingiusta condanna,
portò il peso dei nostri peccati. (dalla liturgia)
La liturgia di questa domenica apre lo scenario alla settimana santa durante la quale la Chiesa fa memoria degli ultimi giorni di vita di Gesù di Nazareth. Un susseguirsi di eventi, fatti, tradimenti, rinnegamenti sembra avvolgere la vita di Gesù, come risucchiato da un’inesorabile destino di fallimento. E tale agli occhi dei più può sembrare la vicenda di Gesù, un fallimento clamoroso che mette la parola fine all’attività di questo profeta.
Il Vangelo ci dice altro però, come racconto di fede esso va oltre, offre uno sguardo sul mistero della morte di Cristo come momento transitorio, che si apre all’alba della resurrezione. E il credente sente che la via tracciata dal Maestro appartiene anche a lui, è la sua strada. L’evangelista Luca, in modo particolare, non si ferma a narrare fatti estranei al lettore, ma il credente si sente coinvolto nella vicenda di Gesù, Luca imprime al suo Vangelo un’impronta esistenziale che indica al discepolo la sua vocazione.
Sentiamoci interpellati dalla passione di Cristo e come lui mettiamo la nostra esistenza al servizio. Non esiste nessuna vocazione cristiana che non sia per l’altro. La Passione è la lezione che può cambiare la vita perché ci mostra un amore più grande, che non si ferma alle parole, ma passa alla concretezza dei gesti; che non si ferma fantasticare su quello che si dovrebbe fare, ma passa ai fatti.
Spesso ci perdiamo dietro teorie, schemi, ragionamenti che tolgono tempo. Tutto ciò ha la sua importanza se a seguire vi è il coinvolgimento nella concretezza della vita. Dio ci ha dato l’esempio, alla narrazione dell’amore misericordioso ha fatto seguire il segno più concreto, che non lascia spazio a fraintendimenti: il dono del Figlio. L’amore di Dio non è teoria! Dio ci ha dimostrato un amore più grande: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3, 16).
Davanti alla crocifissione di Gesù si pieghino pure le ginocchia, ma si apra soprattutto il cuore per accogliere un dono così grande. Solo così impareremo ad amare e a servire come Gesù ci ha insegnato.
Buona e santa domenica!
+ P. Antonio
Vescovo di Teggiano-Policastro