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Con noi per sempre

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Con noi per sempre...

“Uomini di Galilea, 
perché fissate nel cielo lo sguardo?
Come l’avete visto salire al cielo,
così il Signore ritornerà”. (At 1,11)

 

L'Ascensione è una festa dal sapore squisitamente umano, è un evento che non si limita a riguardare solo Gesù, ma riguarda profondamente anche ogni credente creato a immagine e somiglianza di Dio Trinità, riguarda la Chiesa chiamata ad incamminarsi verso la pienezza della vita in Cristo e ad essere destinataria dell'eternità. 

Chiunque ha visitato Gerusalemme certamente ricorderà che alla sommità del Monte degli Ulivi vi è una piccola edicola senza copertura al centro della quale è posta una pietra con impressa l'impronta di un piede. La tradizione colloca in quel luogo il momento nel quale Gesù convoca la comunità dei credenti per consegnare il mandato di proclamare il Vangelo e di battezzare e mentre dona la benedizione si stacca da terra per essere portato verso il cielo proprio da quella pietra.

Siamo testimoni di un amore intramontabile di Dio il quale ha acceso nel cuore dell'uomo la nostalgia di Lui. L'Ascensione è ancora una dimostrazione dell'amore del Signore: non si separa da noi, non ci abbandona, non ci lascia. L'Ascensione inaugura una modalità nuova della sua presenza nella Chiesa. Non è il suo allontamento, non è assenza, Gesù stesso ci rassicura: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). È vero, non appare più la sua umanità,  ma la presenza di Gesù è assicurata dal dono sacramentale dell'Eucaristia.

Inizia così il tempo della Chiesa, il tempo della  testimonianza che durerà fino al ritorno del Signore. Comincia ad avverarsi la parola di Gesù che abbiamo ascoltato nella II domenica di Pasqua: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto". Gesù chiede di testimoniare, di non aver paura, di essere per gli uomini di ogni tempo un segno sicuro della sua Parola. Ci chiede la credibilità dell'amore richiamata nelle scorse domeniche, di essere certi della sua presenza che mai verrà meno.

Per compiere quest'opera la Chiesa ha bisogno dello Spirito Santo che insegna e ricorda tutto ciò che Gesù ha detto e ha fatto. È il dono del Risorto che rinnova l'esistenza del credente, lo rende capace, al di là di ogni imperfezione, di essere segno della sua misericordia e del suo amore per l'umanità. 

È la vocazione di ogni battezzato, è la nostra vocazione.

Buona e santa domenica!

+p. Antonio, Vescovo.

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Pellegrinaggio giubilare a Pietrasanta delle Foranie di Policastro e Camerota

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A conclusione della peregrinatio dell'immagine della Madonna di Pietrasanta nelle Parrocchie del Golfo di Policastro, giovedì 5 maggio, il Vescovo presiederà il Pellegrinaggio Giubilare delle Parrocchie delle Foranie di Policastro e Camerota al Santuario della Madonna di Pietrasanta in San Giovanni a Piro.

Programma
Ore 17:15 Ritrovo presso la chiesa della Martellata (lungo la via che porta al Santuario)
Ore 17:30 Pellegrinaggio a piedi fino al Santuario, preghiera per il giubileo e passaggio della porta santa della misericordia.
Ore 18:30 Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Antonio De Luca e atto di affidamento alla Madonna.

Per informazioni rivolgersi ai propri parroci.

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Amore e comunione

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1 maggio 2016 - VI Domenica di Pasqua


O Dio manda il tuo Spirito,
perché richiami al nostro cuore
tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato.


Nel grande discorso di Gesù durante l’ultima cena, secondo l’evangelista Giovanni, è contenuto il suo testamento alla comunità dei credenti. Più volte torna il termine amore richiamato dall’esempio di Gesù. Già domenica scorsa il Maestro ci aveva indicato il comandamento nuovo dell’amore vicendevole. Nel Vangelo di questa domenica il tema è ripreso e approfondito in modo più completo e coinvolgente.

L’amore che nasce dall’ascolto e dalla conoscenza di Gesù provoca nella vita del credente una trasformazione tale da divenire dimora di Dio. Possiamo dire di amare se si fa spazio alla parola di Gesù che rimanda alla parola del Padre: “La parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 14, 24). Conosciamo Dio attraverso la rivelazione di Gesù, solo lui è in grado di svelarci Dio in quanto costituito Unico Mediatore tra Dio e gli uomini.

L’amore rende l’uomo capace di entrare nel circuito di relazione che lega il Padre e il Figlio. Da questa relazione intima ed unica è generato lo Spirito Santo che, inviato dal Risorto sulla Chiesa, compie una duplice opera: insegnare e ricordare le parole di Gesù.

Senza lo Spirito Santo la Chiesa sarebbe un corpo morto, incapace di compiere la benché minima opera di bene. E noi oggi viviamo la stagione della Chiesa che attende il ritorno del suo Signore, accompagnati dall’azione preziosissima dello Spirito Santo, che insegna e ricorda quanto Gesù ci ha detto. Spesso abbiamo difficoltà a coniugare la fede e vita, siamo distratti da fattori secondari che occupano il primo posto nella nostra attenzione, immersi nella quotidianità spesso frenetica perdiamo di vista l’insegnamento di Gesù. Lo Spirito, che viene in aiuto alla nostra debolezza, conduce i credenti a ricalibrare l’attenzione sulla Parola di Gesù, ci prende per mano e apre la nostra mente all’intelligenza delle Scritture. L’amore è la condizione per accogliere il dono dello Spirito Santo. L’amore è il luogo nel quale il Padre e il Figlio pongono la loro dimora. L’amore così come inteso da Gesù è la manifestazione più alta della sua misericordia.

Prima di compiere la sua Pasqua Gesù promette il Consolatore, una promessa che tuttora riempie di speranza la comunità dei credenti. Il dono della pace che il Signore fa alla Chiesa non la preserva dalla persecuzione e dalla testimonianza spesso dolorosa, ma la rende coraggiosa, pronta a rendere ogni giorno ragione della speranza che Cristo ha posto nel nostro cuore.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio
Vescovo di Teggiano-Policastro

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L'amore e la gloria

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24 Aprile 2016 - V Domenica di Pasqua


Come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri.


L’amore è il motore della vita e senza amore non si può vivere. Un mistico del nostro tempo ebbe a dire una frase che dovrebbe essere scolpita a chiare lettere nella vita di tutti: Si può vivere senza sapere perché, ma non si può vivere senza sapere per chi (Card. Anastasio Ballestrero). L’amore dirige la vita nella giusta direzione, le da senso, compimento, colma la naturale aspirazione del cuore dell’essere umano di amare e di essere amato.

Per entrare nel brano evangelico di oggi abbiamo una sola possibilità che Gesù stesso ci offre: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13, 34). Solo dall’amore vicendevole riceviamo la pienezza della salvezza, un amore che nasce dal cuore di Dio e che riempie la vita umana. Il termine di paragone è Gesù, il suo amore, cioè imparare ad amare con il suo amore. Non è semplice amare e forse non lo è mai stato. Si sente in giro che un tempo c’era più amore, ma ogni tempo porta con se le difficoltà per esprimerlo. Eppure Gesù punta tutto sull’amore e non c’è altro modo per essere riconosciuti come discepoli di Cristo. È strano notare come Gesù parla di comandamento dell’amore, anche se tutti sappiamo che un amore imposto non è più vero amore. Questo è vero per alcuni versi e solo se ci fermiamo al sentimento dell’amore che nasce spontaneo e che si alimenta nella donazione quotidiana di se. Gesù però ci propone altro: l’amore di cui egli parla e che ci propone va ben oltre alla semplice simpatia, alla condivisione, a quell’amore che spesso riserviamo solo ad alcuni e che è inaccessibile per altri. Gesù ci comanda un cuore spalancato capace di sentire amore il suo amore per noi e per questo è appello ad amare tutti gli uomini, abbattendo i muri spesso incrollabili di pregiudizi e chiusure. Ecco perché non è un semplice appello quello di Gesù, ma è un comandamento nuovo.

Il contesto nel quale è espresso il comandamento dell’amore è l’ultima cena e in essa la lavanda dei piedi. Il dono che Gesù fa di se nell’Eucarestia è totale, eppure in Giovanni è tralasciata la narrazione della sua istituzione per lasciare posto al gesto del servo, che Gesù compie per dare l’esempio. Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri è la raccomandazione del Maestro. Per questo non c’è Eucarestia se non c’è amore che si esprime nel servizio del prossimo. Ci può essere tutto nelle comunità cristiane, ma se manca l’amore non vi è nemmeno la presenza di Gesù.

Oltre al comandamento dell’amore Gesù parla di gloria e di glorificazione riferita a se stesso. Il contesto è lo stesso, connotato dalla drammatica scelta di Giuda di consegnare Gesù. E non appena Giuda esce dal cenacolo per compiere il suo insano gesto, Gesù inizia il discorso della sua glorificazione. In verità negli eventi che di lì a poco lo riguarderanno non vi è per nulla la sua gloria o la sua glorificazione, anzi il processo, la sentenza di morte, la sua dolorosa salita al Calvario e la sua crocifissione da molti sarà vista come la definitiva smentita della sua pretesa messianica. Eppure proprio in quegli eventi è contenuta la glorificazione del Padre attraverso il Figlio. Per chi crede nella rivelazione evangelica, l’ora della passione è il compimento più alto della manifestazione di Gesù Signore. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15, 13): è la glorificazione del Figlio perché la sua dedizione e il suo amore raggiungono il massimo della donazione.

Sull’esempio del Maestro anche noi apriamo l’esistenza al comandamento dell’amore e avremo così parte alla sua glorificazione.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio
Vescovo di Teggiano-Policastro