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Giornata Nazionale UNITALSI

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Sabato 18 e domenica 19 marzo, l’UNITALSI celebra la XVI Giornata Nazionale, proponendo - in oltre 3.000 piazze italiane - una “piantina d’ulivo”, simbolo di pace e fratellanza. Il ricavato delle offerte sarà utilizzato dall’Unitalsi per sostenere la sua attività istituzionale e i numerosi progetti di solidarietà in cui l’associazione è impegnata quotidianamente sull’intero territorio nazionale, al servizio delle persone più deboli, grazie al costante e generoso impegno dei propri soci.

L'UNITALSI, da oltre un secolo è impegnata nell'accompagnamento delle persone ammalate e/o diversamente abili a Lourdes e in vari Santuari, sia nazionali che internazionali. Da sempre siamo conosciuti come "quelli dei treni bianchi", ma le nostre molteplici attività vanno oltre il pellegrinaggio: gestione delle case famiglia, protezione civile; servizio civile, assistenza etc.

Tra le tante iniziative poste in essere ogni anno, rientra la Giornata Nazionale, durante la quale offriamo le piantine di ulivo al costo di €. 10,00 ciascuna. Il ricavato delle offerte oltre ad autofinanziarci, consente a persone che non ne hanno la possibilità, di partecipare al pellegrinaggio a Lourdes.

Per il 2017, la Sottosezione UNITALSI di Padula ha progettato, in collaborazione con gli Istituti Superiori di Sala Consilina, capofila il Liceo M.T. Cicerone, di rendere possibile, e in modo gratuito, la partenza per Lourdes di due studenti che si avvicineranno al mondo del volontariato. Il motto che ci contraddistingue è "aiutateci ad aiutare".

Franco Scazzari
Responsabile Sottosezione UNITALSI di Padula

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La Pasqua anticipata

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12 marzo - II Domenica di Quaresima

“O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio,
nutri la nostra fede con la tua parola…” (dalla Liturgia)

Ogni anno la quaresima risponde al bisogno di ritrovare sé stessi. È il tempo favorevole per la conversione del cuore. Anche se può sembrare un progetto irrealizzabile e difficile, il credente deve a tutti i costi compiere questo cammino interiore che riporta a Dio. E il Vangelo di questa domenica indica la modalità: Ascoltatelo! È l’ascolto, infatti, che rigenera la fede, ridona speranza, apre il cuore alla carità. È l’ascolto delle parole di Gesù che rende possibile ciò che umanamente sembra irrealizzabile.

Il rischio che si corre è di far coincidere noi stessi con le cose che facciamo, o con quello che siamo in grado di realizzare, con quello che ci viene chiesto di fare. Noi non siamo tutto ciò, siamo molto di più, specialmente agli occhi di Dio abbiamo un valore in più, una possibilità in più. Dio ci insegue, sogna per noi una vita piena, una vita buona, realizzata. Ci insegue, ma non ci opprime, non obbliga ad ascoltarlo, non vìola luoghi che non siamo disposti a concedere. E allora a Dio non resta che attendere…

Ascoltare è il segreto della conversione. È imparare a vedere tutto nella prospettiva di Dio. È fare nostri i sentimenti del Figlio. Per questo Gesù conduce i discepoli sull’alto monte (in verità il Tabor è poco più di una collina) perché imparassero che alla gloria della resurrezione si arriva solo dopo aver superato la prova dilaniante della croce. Questo brano evangelico si trova, infatti, poco dopo che Gesù ha annunciato per la prima volta “ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (Mt 16, 21).

Essi restano storditi da queste parole, Pietro lo rimprovera e cerca di farlo desistere, Gesù reagisce intimando a Pietro di stare al suo posto, di non permettersi di sostituirsi alla volontà del Padre. In questo contesto di inquietudine si inserisce la narrazione della trasfigurazione, in aiuto alla debole capacità dei discepoli di sopportare lo scandalo inaudito della passione e della morte del Maestro. Essi vedono per un istante ciò che Gesù è nella sua essenza. A loro è permesso di entrare nel mistero del Signore, di restare abbagliati dalla luce divina che lo inabita, cadono dai loro occhi i filtri troppo umani per comprendere che a quella gloria si arriva solo dopo il rifiuto, il dolore, la sofferenza, la morte.

Ricco di significato il contesto nel quale si svolge questa rivelazione: anzitutto la montagna, luogo della vicinanza con Dio, il luogo nel quale Dio si rivela. Una sosta che rinfranca, lontano dagli affanni quotidiani, dall’agitazione che spesso prende il sopravvento. In quel luogo per ritrovare sé stessi ed incontrare Dio. Mosè ed Elia che si intrattengono a dialogare con Gesù, la Legge e i Profeti che indicano in Gesù la pienezza della rivelazione. La nube che avvolge, ma soprattutto la voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo” (Mt 17, 5). Questo è il punto centrale: il discepolo si forma nell’ascolto della Parola e nella sequela che ne scaturisce.

Pietro non coglie in quell’istante il messaggio, tutto sarà più chiaro dopo la Pasqua. Accade anche a noi, siamo in attesa della Pasqua che getta un fascio di luce sulle nostre esistenze.

Buona e santa Domenica.

+ p. Antonio, Vescovo.

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Digiuno e tentazione

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5 marzo - I Domenica di Quaresima

“Non di solo pane vive l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4)

Da alcuni giorni siamo rientrati nel tempo della quaresima. Le ceneri hanno tracciato l’inizio di questa nuova possibilità che ci viene offerta. Ne avevamo proprio bisogno! Siamo troppo immersi nella freneticità di eventi, appuntamenti, impegni; storditi da un susseguirsi vortiginoso di messaggi, telefonate, notizie… abbiamo perso il sano ritrovare se stessi per stabilire le priorità, per dare importanza a ciò che veramente conta.

Il deserto, nel quale anche noi siamo sospinti, ci offre questa possibilità: la quaresima è il tempo per ristabilire con Dio una relazione di prossimità, una opportunità che ci viene posta davanti per scegliere nuovamente il Vangelo come realtà fondante della nostra esistenza. Il deserto è il luogo nel quale possiamo con più facilità incontrare Dio, lontano dagli schiamazzi e dalle attrattive di realtà futili e passeggere. Nel deserto possiamo sperimentare l’intimità con Dio ed intessere una solida relazione con il Signore. Nel deserto Dio spinge il suo popolo perché esso ristabilisca la sua originaria vocazione e per stabilire l’alleanza.

Ma il deserto non è solo questo… infatti esso mette a dura prova le nostre capacità di sopravvivenza. Chi ha visitato la Terra Santa certamente ha visto il deserto di Giuda, dove la tradizione ha identificato il combattimento di Gesù con le forze del male: una terra arida, dura, dove non cresce nulla, dove non vi sono segni di vita e che, tuttavia, è il luogo nel quale possiamo sperimentare la presenza del Padre. Qui Gesù viene messo a dura prova, in tutto simile a noi, perennemente esposti alla tentazione di sostituire Dio con i tanti idoli che spesso seducono la nostra intelligenza e ai quali attacchiamo il cuore. Lo stesso Spirito che poco prima lo aveva consacrato durante il battesimo al Giordano, ora spinge Gesù nel deserto che sottoporlo alla prova umiliante delle tentazioni. Una potenza negativa personificata dal diavolo che tenta di distogliere Gesù dalla sua vocazione di Salvatore, che vuole gettare in frantumi la sua esistenza pienamente unita al Padre.

Al Messia umiliato e sofferente il diavolo oppone una possibilità molto più allettante e seducente. Non è necessaria la via della croce, non serve a nulla il sacrificio, il dolore. Per raggiungere la propria realizzazione il diavolo propone uno sguardo limitato alla realtà materiale, che guarda solo al benessere del momento, al solo pane che riempie una fame passeggera. Per passare poi ad un messianismo spettacolare, che costringe Dio ad intervenire per risolvere i problemi.

Un’immagine terribile di Dio, una mistificazione che lo rende un “tappabuchi”. Infine la tentazione del potere, del possesso, della potenza che fa vivere appesi alle proprie possibilità solamente umane. A tutto ciò Gesù risponde in modo inequivocabile. Respinge al mittente ogni tentativo di persuasione. A lui non interessa il successo e la popolarità, ma con energica decisione ribadisce il suo SI alla volontà del Padre e non è intenzionato ad anteporre nulla alla realizzazione del suo progetto d’amore.

Buona e santa Domenica.

+ p. Antonio, Vescovo.