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Celebrazione all'Ospedale di Polla

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Lunedi 10 aprile p.v., alle ore 16:00, presso l’Ospedale “Luigi Curto” di Polla, Mons. Antonio De Luca e i sacerdoti celebreranno l’Eucaristia e saluteranno gli ammalati e gli operatori sanitari.

Nell’occasione il Vescovo scambierà gli auguri pasquali con i rappresentanti delle Istituzioni civili e militari e con quanti si impegnano a rafforzare il servizio sanitario per le comunità del territorio.

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La risurrezione e la vita

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2 aprile - V Domenica di Quaresima

"Vero uomo come noi, egli pianse l’amico Lazzaro; Dio e Signore della vita, lo richiamò dal sepolcro; oggi estende a tutta l’umanità la sua misericordia (dal preftazio).

La celebrazione della V domenica di quaresima segna quasi il culmine del nostro itinerario quaresimale. Assaporiamo vicina la Pasqua del Signore e il Vangelo di questa domenica è l’anticipazione della vicenda stessa di Gesù. La morte non ha l’ultima parola sull’esistenza dell’uomo e Lazzaro è la prova di quanto amore Dio nutre per l’umanità: un amore che risana, guarisce, restituisce vita.

Per la terza volta la liturgia della Parola ci propone un racconto ampio ed articolato tratto dal Vangelo di Giovanni. La samaritana, il cieco nato, oggi è la volta dell’amico Lazzaro. A fronte di situazioni umane sempre più precarie, emerge la figura e l’opera di Gesù che non si ritrae davanti alle necessità di un’umanità debole e sofferente. Gesù si manifesta come acqua viva, capace di dissetare l’esistenza arida della samaritana; è la luce del mondo, capace di restituire la luce agli occhi spenti del cieco; è la risurrezione e la vita in grado di ridare l’esistenza a Lazzaro.

Perché la morte, se Dio è in grado di compiere il grande miracolo della vita? Perché questa realtà dura e ruvida del distacco? Se Dio è più grande della morte, perché non risparmia l’umanità da questo ultimo, grande nemico? (1Cor 15, 26) È la domanda che attraversa tutto il Vangelo di questa domenica e alla quale sembra che neanche Gesù sia in grado di rispondere. Il Figlio dell’uomo è addolorato, dispiaciuto per la morte dell’amico, tanto da non riuscire a trattenere le lacrime. Le lacrime di Dio, forse, sono la risposta più eloquente ai nostri interrogativi.

Gesù era di casa a Betania, nella famiglia di Lazzaro si sentiva a suo agio. Ritrovava in essa il calore umano di cui anche lui aveva bisogno. Ora la morte aveva steso il suo velo di tristezza su Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, le quali, quasi come dolce rimprovero, si rivolgono a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» (Gv 11, 21). Gesù sapeva della malattia di Lazzaro e della sua morte, eppure attende quattro giorni prima di recarsi a Betania e giunge quando ormai il cadavere era nel sepolcro. Questo comportamento di Gesù è molto simile a quello di Dio, che non muoverà un dito per scongiurare la morte di suo Figlio sulla croce, se non dopo che Gesù stesso sarà deposto nel sepolcro. Le ultime parole di Gesù sulla croce sono la ricerca di senso a tanto dolore: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27, 46).

Ci consola sapere che accanto a noi, nel momento del dolore, c’è Dio. Da quando anche lui si è sottomesso alla prova più difficile della morte, in noi si è accesa la speranza. Dio non ci risparmia la morte, ma è in grado di darci la vita, quella vera. La morte non è altro che un “passaggio”, un “andare oltre” dove siamo certi di trovare il Signore della vita.

Dopo la morte e la risurrezione di Gesù non possiamo più dire: «Signore, se tu fossi stato qui…» perché, dopo la sua Pasqua, abbiamo la certezza che Gesù è sempre con noi: «Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 23, 4).

Buona e santa Domenica.

+ p. Antonio, Vescovo.

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Incontro-dibattito sul tema "contro la violenza sulle donne"

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L'ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare e Vita organizza per domenica 2 aprile 2017, alle ore 20:00, un incontro-dibattito dal tema "Contro la violenza sulle donne", presso il Salone Parrocchiale S. Alfonso di Padula scalo.

Interverranno, per i saluti iniziali, il Sindaco di Padula, Paolo Imparato, e il Vescovo della Diocesi Teggiano-Policastro, Mons. Antonio De Luca.

Seguirà la proiezione del film "Un giorno perduto" di Ferzan Opzeteck e il dibattito con le operatrici del Centro antiviolenza Aretusa del Piano sociale di zona S 10.

Al termine le conclusioni dell'incontro saranno affidate a Don Vincenzo Federico, Parroco della Parrocchia di Sant'Alfonso M. de Liguori in Padula Scalo.

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La luce della vita

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26 marzo - IV Domenica di Quaresima

"Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita" (Gv 8, 12).

Abbiamo bisogno di luce! L’uomo ha bisogno di orientare la sua esistenza grazie alla luce che proviene da Gesù Cristo. Tuttavia sempre più spesso siamo immersi nelle tenebre e nel buio, disorientati, smarriti e confusi. La notte dell’anima si spalanca davanti a noi quando scegliamo di poter fare a meno di Dio, quando crediamo che egli sia il nostro antagonista. Ed anche le nostre scelte e il nostro percorso precipitano nel buio più intenso. Diventiamo ciechi! Perdiamo la capacità di vedere quando l’intelligenza e il cuore si chiudono all’azione dello Spirito. La quaresima, nella sua essenza, è il tempo per recuperare la luce ai nostri occhi, quella luce che orienta l’esistenza e le conferisce la capacità di scelte coraggiose.

Il cieco del Vangelo di questa domenica dimostra che l’uomo immerso nelle tenebre può essere guarito. Vive l’esperienza deprimente di essere indicato come un peccatore, lui o i suoi genitori e, all’amarezza della malattia, si aggiunge il disprezzo della gente. Da tutta una vita è rinchiuso nelle tenebre, senza mai poter gustare la bellezza della luce. Vive di elemosina, seduto ai bordi della strada.

Gesù passa e lo vede… ciò che non può fare l’uomo lo può fare Dio e per lui inizia una nuova vita. E per liberarlo Gesù compie dei gesti di guarigione, fa del fango con la sua saliva, lo spalma sugli occhi del cieco e questi recupera la vista. Gesù non ha timore di avvicinarsi all’uomo ferito, mortificato dal giudizio degli altri, anzi più volte ha ribadito che egli è venuto proprio per coloro che sono nel peccato e che per questa condizione soffrono terribilmente. Ciò che per gli altri è un groviglio di peccato e di fallimento, per Gesù diventa possibilità di resurrezione e di vita nuova. Dio guarda il cuore e non le apparenze.

L’incontro con Gesù travolge la vita del cieco. La luce inizia a farsi strada nei suoi occhi, ma soprattutto il dono della fede messianica compie il miracolo più grande. Quest’uomo cieco non solo inizia a vedere, ma incomincia a credere che Gesù è il Signore. Quanto più il cieco esce dalla sua condizione di malattia, tanto vi precipitano coloro che gli stanno attorno, i farisei, che giudicano quella guarigione come un affronto a Dio perché compiuta nello Shabbat. Invece di gioire perché un loro concittadino ha recuperato la vista e la dignità, intentano contro di lui un giudizio che vuole essere soprattutto un capo di accusa per Gesù.

L’unico vero, grande peccato che l’uomo può commettere è quello di chiudersi alla luce. È quello di credere che possiamo comunque fare a meno della luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1, 9). È la presunzione di credere di essere già nella luce, senza avvertire il bisogno di mettersi in discussione. Si può addirittura arrivare a rifiutare la luce di Dio in nome della religione.

Siamo assetati, desiderosi di luce…il Signore Gesù è l’acqua viva e la luce che illumina la nostra esistenza.

Buona e santa Domenica.

+ p. Antonio, Vescovo.