Prigionieri della speranza
21 Maggio - VI Domenica di Pasqua
“Pronti sempre a rispondere a chiunque
vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3, 15).
La Chiesa di Teggiano-Policastro in questo anno pastorale sofferma la sua attenzione su “Annunciare la speranza per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo”, attingendo dal profeta Zaccaria l’icona biblica di riferimento “prigionieri della speranza” (Zac 9, 12). Per annunciare le ragioni della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15) è necessario accogliere il grido profetico di Zaccaria: tornare alla fortezza. Vogliamo guardare e correre verso la nostra “città” di rifugio che è Gesù Cristo, il Signore! In Lui troviamo riparo dalle insidie del mondo e protezione dagli assalti del maligno. In Gesù Cristo, e solo in Lui, possiamo trovare ciò di cui abbiamo bisogno, perché Egli è la roccia del nostro cuore (cfr Sal 73,26), che ci ripete: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28).
Il brano evangelico di questa domenica fa parte dei cosiddetti “discorsi di addio”. La definizione deriva dal genere letterario cui essi si ispirano, quello cioè del testamento. È la ricapitolazione di tutto l’insegnamento di Gesù, in una forma dialogica e familiare. Soprattutto emerge la promessa dell’invio dello Spirito Santo. Agli apostoli sempre più disorientati, Gesù offre per l’ultima volta la narrazione di tutto il suo amore, in un clima di intimità, prima che la sua esistenza fosse travolta dallo scandalo della passione e della morte. Per sostenere tutto ciò Gesù pregherà il Padre di inviare lo Spirito Santo sulla comunità degli apostoli ed è proprio a partire da quella esperienza che la Chiesa trova il coraggio e l’audacia di testimoniare la resurrezione.
Il punto nevralgico del discorso di Gesù è l’amore, autentico, profondo, che non passa e non tramonta. L’amore di Dio per l’uomo, sul quale si fonda la nostra speranza. Un amore concreto e fattivo, reale, che si manifesta in Gesù Cristo, nel suo Vangelo, nella sua volontà di salvezza per tutti gli uomini. Da qui nasce la capacità dell’uomo di osservare tutto l’insegnamento di Gesù, senza escludere nulla, trasformando la vita in Vangelo, notizia buona per tutti. Non si tratta allora di osservare esclusivamente norme, decreti, regole… si tratta di entrare in un dinamismo di amore che invade tutto e tutti, senza escludere nulla e nessuno.
Qui comprendiamo pienamente la nostra vocazione, la nostra naturale aspirazione alla pienezza. Non siamo dei condannati obbligati ad osservare comandamenti che limitano la nostra libertà, nell’eterna insoddisfazione di chi si sente oppresso…il discepolo è invece interpellato ad entrare in comunione di vita con il Padre, attraverso il Figlio, nello Spirito Santo. Diventiamo veramente liberi nella misura in cui accogliamo l’amore incondizionato di Dio.
Nonostante le contraddizioni, le fragilità, il peccato che ci attraversa, siamo creature amate da un Dio che non si lascia abbagliare dal perbenismo, dalla condotta religiosa irreprensibile, dall’osservanza esteriore. La condivisione fraterna di questo amore divino gratuito è la risposta che Dio si attende da noi.
Buona e santa domenica!
+ P. Antonio, Vescovo