Stampa

Carne e Sangue

on .

18 Giugno - SS. Corpo e Sangue di Cristo

“È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino”. (dalla liturgia)

La festa del Corpo e Sangue di Cristo offre l’opportunità di riflettere sul dono che Gesù fa di se perché tutti possano sperimentare la sua continua presenza. Uscendo dal mondo e tornando al Padre, Gesù non si separa da noi, ma in un impeto di amore travolgente, egli istituisce il sacramento della sua presenza vera, reale per rimanere per sempre con noi.

E tutto nasce dal contesto del tradimento, quando “già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13, 2), il Signore compie il gesto supremo, prefigurazione della donazione totale del sacrificio della croce. Infatti poco prima della sua passione e morte, durante la celebrazione della cena, nell’intimità del cenacolo, non si limita a celebrare un rito che ricorda la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù. Gesù va oltre, e “prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»” (1Cor 11, 23-25).

Il segno del pane che diventa carne e del vino che diventa sangue si realizza ogniqualvolta la comunità si riunisce intorno all’altare del Signore per compiere lo stesso gesto di Gesù, con le sue parole, che rendono reale la sua presenza nella comunità dei credenti. E l’uomo ritrova tutto se stesso quando partecipa all’eucarestia, rivivendo nel tempo presente lo stesso mistero compiuto dal Signore Gesù nell’ultima sera della sua vita terrena. Non si può vivere di solo cibo che sazia la fame, l’uomo sente il bisogno di un cibo che sazia soprattutto la sua fame di eternità e di infinito e che solo Dio può dare. L’eucarestia risponde a questo bisogno umano e la partecipazione alla celebrazione domenicale è il luogo naturale dove tutto ciò avviene.

I martiri di Abitene arrivarono ad affermare che senza il giorno del Signore, senza la domenica, senza l’eucarestia non è possibile vivere. Intendere la Messa della domenica come un precetto da soddisfare mortifica fortemente lo slancio con il quale Gesù ha consegnato il suo Corpo e il suo Sangue nelle nostre mani. Non vi è nulla di più importante e santo!

Mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue significa dimorare in Gesù, in una piena e reale comunione d’amore. Chi si nutre di lui, vive di lui, come Gesù vive in relazione al Padre. Solo mangiando la cena del Signore, inseriti in una comunità di credenti e battezzati, noi possiamo crescere nella conoscenza di lui, veniamo a lui assimilati fino a vivere in lui.

L’Eucarestia è il tesoro più grande della Chiesa! Per questo non possiamo sciupare questo immenso dono, ma impegnarci perché anche la nostra esistenza possa diventare rendimento di grazie al Padre “per Cristo, con Cristo e in Cristo”.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo

Stampa

Al tuo nome da gloria

on .

11 Giugno - SS. Trinità

“Sia benedetto Dio Padre,
e l’unigenito Figlio di Dio,
e lo Spirito Santo”. (dalla liturgia)

Ogni anno la liturgia della Chiesa offre la possibilità di riflettere sul mistero di Dio, uno e trino. Certamente non si tratta di indagare il funzionamento di un sistema, né tantomeno applicare a Dio formule matematiche. Non dobbiamo dimostrare nulla, né teoremi né ipotesi e sistemi. La fede ci spinge a riconoscere in Dio una comunione di persone che interagiscono ed agiscono per rivelare un mistero di amore.

Le letture proclamate costituiscono un progressivo annuncio del mistero che è il fondamento della nostra fede. Mosè ha il desiderio di vedere la gloria di Dio e Dio si manifesta a Mosè come “il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà” (Es 34, 6). Alla domanda dell’uomo Dio risponde indicando le sue peculiari qualità che si identificano con la misericordia e la pietà, con l’amore e la fedeltà.

Un desiderio quello di Mosè mai pienamente sopito. Chi mai non si è posto la domanda su Dio? Chi può affermare che, almeno per una volta, non si è soffermato a riflettere su l’esistenza e la realtà del divino? Anche gli apostoli, ad un certo punto, hanno chiesto a Gesù “mostraci il Padre”… L’uomo si mette alla ricerca di Dio, dimenticando spesso che proprio Dio, per primo, si è messo sulle sue tracce.

La rivelazione definitiva su Dio ci è comunicata dal Figlio, l’unico che può svelare l’essenza di Dio e come questa si manifesta: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio…” (Gv 3, 16). Il Dio rivelato da Gesù Cristo non può essere equiparato, come spesso si dice, ad un “essere superiore”, lontano dagli uomini, perfetto e beato nella sua solitudine. Sarebbe questa una vaga divinità, che nulla ha a che fare con la rivelazione biblica. Il Dio della bibbia è invece un Dio prossimo all’uomo, vicino a lui, che si rivela come creatore e redentore dell’umanità.

Un Dio che ama con un amore concreto e verificabile, portato fino all’estremo quando, proprio per la sua creatura bisognosa di redenzione, invia il Figlio. Qui si svela pienamente e definitivamente Dio… nulla trattiene per se, ma dona il Figlio ed invia lo Spirito.

Lo Spirito è l’amore che lega il Padre al Figlio, un amore mai trattenuto e sempre condiviso con l’uomo chiamato a far parte della vita divina, con la dignità di figlio. Ogni uomo infatti sente che la sua piena realizzazione è nella comunione di persone, nella solidarietà, nel dialogo. L’uomo non è fatto per essere solo, la comunione è la sua piena realizzazione, e non la solitudine.

Ecco perché il mistero di Dio riguarda intimamente il mistero dell’uomo. Fatti a immagine e somiglianza di Dio trinità, aspiriamo alla comunione piena e definitiva, realizzata dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo

Stampa

Ordinazione Presbiterale

on .

Rendendo grazie al Signore, che mai si stanca di effondere su di noi il suo amore misericordioso e continua a manifestare la sua opera di salvezza attraverso il dono della chiamata, con grande gioia vi annuncio che
venerdì 23 giugno 2017
, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, alle ore 18:30,
nella Concattedrale Santa Maria Assunta in Policastro Bussentino (SA),
per l’imposizione delle mani e l'invocazione dello Spirito Santo, ordinerò Presbiteri,
don Vincenzo Contaldi, della Parrocchia Santa Maria delle Grazie in Lentiscosa,
don Simone Gentile, della Parrocchia Immacolata in Sapri
e don Antonio Marino, della Parrocchia Sant'Antonio abate in Vibonati.

Inseieme alle loro famiglie e alle comunità parrocchiali, vi invito ad accompagnare fin d'ora, con la preghiera unanime, questi nostri figli e fratelli in Cristo.

+ P. Antonio De Luca
Vescovo di Teggiano-Policastro

 

In preparazione all'Ordinazione, giovedì 22 giugno alle ore 21:30, nella Concattedrale di Policastro, si terrà una veglia di preghiera.

 

I novelli sacerdoti presiederanno per la prima volta la Celebrazione Eucaristica:

don Vincenzo Contaldi
24 Giugno, alle ore 19:00, nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie in Lentiscosa (SA);

don Simone Gentile
25 Giugno, alle ore 19:00, nella Chiesa Parrocchiale dell’Immacolata in Sapri (SA);

don Antonio Marino
25 Giugno, alle ore 18:30, nella Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio abate in Vibonati (SA).

Stampa

Festa degli incontri AC

on .

Sabato 10 giugno l'Azione Cattolica Diocesana si ritrova a Castelcivita per l'ultimo appuntamento prima dell'EstateEccezionale.

Proponendo percorsi di santità ci lasceremo prendere per mano da alcuni testimoni che lungo i 150 anni di Ac hanno reso "bella la storia" dell'Associazione, della Chiesa e della Società.