Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza,
il suo sangue per noi versato
è la bevanda che ci redime da ogni colpa (dal Prefazio).
"Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti...". (Mc. 14,22-24).
La solennità del Corpus Domini inserisce la comunità ecclesiale in un mistero di amore e di comunione che nasce nel momento più doloroso della vita di Gesù Cristo. Quando egli già sa che la sua vita volge al termine, prima di ritornare al Padre, nella notte del tradimento e della dispersione dei suoi discepoli, il Signore compie l'atto di donazione più pieno lasciando alla sua Chiesa il sacramento della sua presenza, corpo e sangue.
Gesù nella sua ultima cena, oltre a celebrare la pasqua così come prescritto dalla legge, compie dei gesti attraverso i quali continuerà ad essere presente nella comunità dei credenti: prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro... così declinati questi verbi significano che un'alleanza nuova da ora segnerà il rapporto tra il divino e l'umano, da ora non ci sarà più bisogno di offrire sacrifici per il perdono dei peccati, ma da ora l'unico e definitivo sacrificio sarà quello compiuto da Gesù.
Nella pericope evangelica è sottolineato il contesto pasquale che non vuole essere una semplice annotazione cronologica, bensì uno sfondo che immette il lettore nella comprensione del significato interiore dell'evento che Gesù sta per compiere. La pasqua per l'ebreo contemporaneo di Gesù significava celebrare la partenza dall'Egitto e la conseguente libertà operata da Dio. Tutto era in tono di festa: la sala preparata, il vino, l'agnello e la convivialità caratterizzava la celebrazione della Pasqua. Tuttavia non era solo celebrare un ricordo, appartenente ad un lontano passato, bensì la festa di pasqua ben presto assunse la dimensione dell'attesa.
Questo contesto di festa stride fortemente con il dramma che Gesù vive e che ora giunge a compimento. Gesù conosce che sta per compiersi la sua ora, uno dei discepoli lo tradirà, i suoi nemici cercano di toglierlo di mezzo, i discepoli sono pronti alla fuga. Proprio in questo contesto avviene la consegna.
Pane e vino sono gli alimenti della nostra vita quotidiana, il pane necessario al sostentamento, il vino, celebrato dalla Scrittura come il segno inequivocabile della gioia, ora diventano gli elementi nei quali possiamo accedere alla comunione con Dio, dopo che lo Spirito Santo, con la sua azione ne cambia la sostanza in Corpo e Sangue del Signore Gesù. «Tu chiedi in che modo il pane diventa Corpo di Cristo e il vino... Sangue di Cristo? Te lo dico io: lo Spirito Santo irrompe e realizza ciò che supera ogni parola e ogni pensiero... Ti basti sapere che questo avviene per opera dello Spirito Santo, allo stesso modo che dalla Santa Vergine e per mezzo dello Spirito Santo il Signore, da se stesso e in se stesso, assunse la carne» (San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 4, 13: PG 94, 1142A).
+ P. Antonio De Luca
Vescovo di Teggiano-Policastro