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Deceduto don Elia Giudice

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Il Vescovo di Teggiano-Policastro Mons. Antonio De Luca, unitamente alla Comunità diocesana, consegnano a Gesù Crocifisso e Risorto don Elia Giudice, deceduto martedì 3 agosto.

Riconoscenti per il suo generoso servizio a favore della Chiesa locale, rendono grazie al Signore ed elevano preghiere di suffragio.

Nato a Buonabitacolo (SA) l'8 agosto del 1944, ordinato sacerdote l'11 agosto del 1968, don Elia è stato parroco di Silla di Sassano, poi di Monte San Giacomo e infine della Parrocchia S. Michele Arcengelo in Padula. Insegnante e poi Dirigente scolastico aveva curato negli anni diverse pubblicazioni di storia locale. Dopo una lunga sofferenza vissuta nell'affidamento totale alla volontà di Dio, è deceduto la mattina del 3 agosto.

Le esequie saranno presiedute dal Vescovo mercoledì 5 agosto alle ore 9:30 nella Parrocchia di Buonabitacolo, suo paese natale.

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Il pane non basta...

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2 Agosto 2015 - XVIII Domenica del Tempo Ordinario


"Non di solo pane vivrà l’uomo, 
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt. 4,4).


Cercare e trovare sono due verbi che esprimono il vero senso dell'identità del discepolo, una ricerca che, in verità, inizia da Dio e non dall'uomo. Il discepolo cerca il Signore sapendo con certezza che egli stesso è cercato da Dio.

Può accadere di cercare Dio in particolari momenti della vita, quando soprattutto il peso dell'esistenza diventa insopportabile. È doveroso cercare (e trovare) il Signore nel momento del bisogno, ma quanto è più splendido cercare (e trovare) Dio ogni giorno, ogni momento, senza attendere il buio della vita; Dio non è un episodio e neanche un tappabuchi; Dio se c'è rincuora, ma chiede il per sempre.

Un evidente impedimento che posseggono gli interlocutori di Gesù è che sono posseduti da una inguaribile nostalgia del passato. Sono senza possibilità di novità, non sanno guardare avanti, si soffermano su segni e prodigi di ricordi straordinari... troppo per avere lo sguardo nitido su Gesù di Nazareth e sulle realizzazioni delle promesse di Dio.

Anche le nostre comunità potrebbero correre il rischio di esaurire tutte le risorse nella custodia premurosa di un passato che non ritorna più, paralizzate da cicliche ripetizioni rituali che generano apatia ed infruttuosa sedentarietà: queste le minacce che deturpano quella che Papa Francesco vuole sia una Chiesa in uscita missionaria.

Il contingente, l'immediato, il quotidiano, ci avvolgono e ci sommergono ma non possono privarci di ciò che è autenticamente eterno. Gesù ci apre orizzonti nuovi, percorsi di inaspettata bellezza, ci introduce nelle vie inesplorate di comunione; apriamoci a lui ed egli saprà guidarci sulle vie del bene.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio
Vescovo di Teggiano-Policastro


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Dio ci invade di compassione

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26 Luglio 2015 - XVII Domenica del Tempo Ordinario


“Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente “.


La compassione di Gesù oggi si trasforma in gesto concreto per sfamare la folla che lo segue.

Quello di Gesù non è un rito magico, egli non compie il segno per mettere in risalto le sue capacità; in quel pane benedetto e spezzato è racchiusa la vocazione di Gesù, venuto a sfamare la nostra eterna fame di Dio.

La compassione è tutta di Dio...infatti solo Gesù avverte la presenza della folla in difficoltà, solo lui percepisce l'urgenza del cibo, è lui che ringrazia e benedice, è lui che distribuisce il pane e i pesci. Quella di Dio è una compassione interminabile, perpetua, ancora oggi si accorge delle nostre necessità, si china sulle nostre povertà, allevia le nostre sofferenze, senza pretendere nulla in cambio.

Gesù compiendo questo segno-miracolo intende riproporre quella che sarà la grande ultima cena, l’Eucarestia, i suoi gesti e le sue parole ci portano immediatamente alla sera in cui lava i piedi ai suoi discepoli e consegna alla Chiesa il suo Corpo e Sangue.

Quella sera diventa il parametro di ogni dono, anzi ogni Eucarestia smaschera fraintendimenti, smanie di grandezza, privatizzazioni della fede, esclusioni e chiusure.

L’uomo si ferma all’apparenza, non sappiamo andare oltre ciò che accade sotto il nostro naso e così rischiamo di travisare il vero significato del dono di Dio.

Tentati dall'apparenza e suggestionati dal potere, corriamo il rischio di utilizzare Dio e la fede per ritagliarci credibilità, autorevolezza, supremazia, garanzie ed è questo il momento nel quale Gesù, che pur ama restare tra noi suoi discepoli, è costretto ad abbandonarci. Dio si attende da noi non verbose acclamazioni, né ostentate sottomissioni, ma umili e discreti atti di amore piccoli e apparentemente insignificanti, ma preziosi gesti di carità.

Cercare Dio e il suo volto, in fondo significa ricomprendere se stessi, cosa ci rende veramente felici, in chi abbiamo riposto la nostra fiducia, come pensiamo di vivere in pienezza... Dio rimette tutto in discussione.

Ancora oggi Gesù compie segni e prodigi, ci viene incontro con larghe benedizioni, ci nutre con miele dalla roccia, ci dona il pane della vita. Liberiamoci dunque dall’eterna tentazione di piegare Dio ai nostri progetti, alle nostre attese.

Buona Domenica!

+ P. Antonio De Luca
Vescovo di Teggiano-Policastro


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Deporre il mito dell'efficienza

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19 Luglio 2015 - XVI Domenica del Tempo Ordinario


“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un pó“. (Mc 6,31)


Dalla sofferenza del rifiuto alla gioia dell'annuncio. Nel breve racconto del Vangelo cogliamo il sentimento di gioia intimo e personale che prova Gesù, e che si trasforma in compassione. Dopo la tristezza del rifiuto a Nazareth subentra la costatazione che "erano molti quelli che andavano e venivano", perché in tanti sono affamati di Dio e di Verità. Ma il Vangelo, e poi la Chiesa, non si edificano sugli applausi e sui consensi; anzi di fronte a queste condizioni il Maestro intima ai suoi discepoli di staccare la spina: "venite in disparte"! Sembra dire Gesu: "Non illudetevi, non gonfiati, non attaccatevi a ruoli e compiti, ma rivestitevi di provvisorietà perché il primato è sempre di Dio e della sua grazia.

I pastori, i missionari, non possono essere divorati dalle cose che fanno... non sono faccendieri del sacro, ma testimoni di una bellezza sovrumana che trasfigura l'essere e il fare rinchiundedoli in una meravigliosa sintesi che diventa vocazione.

La compassione poi è sentimento divino, "ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore " (Mc. 6,34) e noi poveri mortali, se da un lato ne siamo i destinatari unici e privilegiati, abbiamo anche l'obbligo di trasformarla in misericordia. Il cuore di Dio è compassionevole, educa l'uomo alla misericordia. Non il fare per fare, ma amare per essere.

Il volto della Misericordia assume i tratti del perdono, accoglienza, solidarietà, riconciliazione e pace. Le radici cristiane finché non porteranno frutti abbondanti di vita saranno sempre sul punto di inaridirsi. Non si tratta di un cristanesimo sociale, ma di una società impastata di Vangelo.

Buona Domenica!

+ P. Antonio De Luca
Vescovo di Teggiano-Policastro