3 Settembre - XXII Domenica del Tempo ordinario
Va’ dietro a me, Satana!
Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio,
ma secondo gli uomini! (Mt 16, 23)
Domenica scorsa abbiamo assistito al disvelamento dell’identità di Gesù, Pietro a nome di tutti, per rivelazione del Padre, riesce per un attimo a focalizzare chi è Gesù, nella sua natura, nella sua essenza. Una pagina positiva, nella quale Gesù affida a Pietro un ministero particolare: fondamento, roccia della Chiesa, colui che avrebbe dovuto confermare la fede dei fratelli. Non solo l’identità di Gesù viene proclamata, ma anche la vocazione del discepolo riceve una sua definizione. Tutto si era concluso con il simbolico discorso delle chiavi e del potere di legare e sciogliere.
Il Vangelo di oggi, esatta continuazione del brano di domenica scorsa, contiene quello che gli studiosi definiscono il primo annunzio della passione, morte e risurrezione. Gesù prende sempre più coscienza della sua destinazione ultima e nel suo viaggio verso Gerusalemme non tralascia di indicare ai suoi discepoli la via dell’umiliazione, della sofferenza, della morte che egli sta per intraprendere. Non una visione pessimistica, ma la chiara consapevolezza che a Gesù è riservato lo stesso trattamento degli antichi profeti.
“Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli” (Mt 16, 21). Ora è il momento di iniziare il tratto più difficile, quello che contrastava apertamente con tutte le aspettative non solo del popolo di Israele, ma anche con la mentalità nazionalistica dei discepoli. Non un Messia potente, guerriero, restauratore dell’ordine pubblico fatto con forza…ma il Messia umile, che decide di non sottrarsi alla sofferenza e al dolore.
Pietro si ripresenta anche questa volta, animato dal bene per il suo Maestro, dall’amicizia per questo uomo straordinario, ma purtroppo interviene a sproposito! Crede ormai di aver capito tutto, dopo gli elogi fatti da Gesù pensa, a questo punto, di non aver bisogno di nulla più. Dopo la perfetta ed integrale professione di fede in Gesù ha acquisito la patente di discepolo perfetto. E dimentica il suo posto! Invece di stare dietro, prova a mettersi avanti, vuole prendere, inconsapevolmente, il posto di Maestro. E così di fatto intralcia il cammino di Gesù, diventa per lui pietra di scandalo. E Gesù sbotta: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt 16, 23).
Da pietra fondamentale a sasso di scandalo. L’affetto per Gesù aveva spinto Pietro a difendere il suo Maestro: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai” (Mt 16, 22). Gesù ristabilisce, con parole durissime, le giuste posizioni. Non è discepolo a segnare la strada, anche se spesso vogliamo imporre a Dio percorsi e soluzioni. Ritrovare il proprio posto restituisce al discepolo la sua vera identità, anche se a malincuore.
Perdere la vita, come Gesù, è il solo modo per ritrovarla per intero, senza vergognarsi mai della croce di Cristo. È quella la strada, anche per il discepolo, certi che il Calvario e solo una tappa obbligatoria: l’alba della resurrezione non tarderà a venire.
Buona e santa domenica!
+ P. Antonio, Vescovo