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Una lezione per la vita: ascoltare

Scritto da Massimo La Corte on .

Una delle dimensioni religiose della cultura ebraico-cristiana è proprio l’ascolto. Si deve ascoltare Dio, quotidianamente e più volte in un giorno ogni pio israelita riporta alla memoria questo imperativo: “Ascolta, Israele!”. Si ascoltano i genitori, i saggi, l’amico, i precetti, i consigli. Si cresce ascoltando. Si ascolta la propria coscienza, comprendendone i moti interiori, le rivolte, gli assensi liberi e le costrizioni. Si ascolta la natura, si ascoltano le ragioni dell’altro, anche il disagio. Ascoltare è vivere in profondità, è riuscire a percepire le gioie grandi e piccole del vivere, significa corroborare nella prova ogni tenue filo di speranza.

Viviamo in una società che ci sommerge di messaggi e di parole gridate, oltre all’invasione delle immagini, di slogans. Talvolta manca il tempo per elaborare un messaggio, un contenuto, che si è già incalzati dal successivo. C’è il collasso dell’ascolto perché un’istantaneità informativa ci sovrasta. Abbiamo bisogno di attimi di silenzio e di solitudine per debellare il pericoloso ottundimento nel quale stiamo precipitando.

Ecco la prima condizione dell’ascolto: far dilagare la generatività individuando orizzonti di impegni e di sfide. Quante persone sature di vacuità e di banalità hanno smarrito l’essenzialità di ciò che conta davvero. Si ascolta con l’animo grato, con il cuore desideroso per poter inneggiare al valore della solidarietà, della prossimità e dell’umana convivenza. Ascoltare è una delle modalità che apre la via al discernimento, alla ricerca di indirizzo della vita, ma è anche la forza capace di abbattere il muro della solitudine, dell’individualismo e dell’indifferenza.

Nell’ascolto si realizza tutta la vocazione relazionale della persona umana. È La diaconia dell’ascolto, come gesto di umile disponibilità, che determina la prossimità e che a nessuno è consentito profanare con un eccesso di fretta e di superficialità né con un paternalismo saccente; chi ascolta lo fa per vocazione, per condizione e per edificare il bene sommo della verità. È un allenamento continuo, umile, ma che guarda soprattutto con fiducia il futuro e sa che nei piccoli segni di bene sono racchiusi come uno scrigno i sogni del futuro. Il tempo che stiamo vivendo ci sta stimolando ad una inedita ricerca di ascolto, delle famiglie, del mondo degli anziani, della scuola, dei poveri e soprattutto dei giovani. Nelle indicazioni del magistero di Papa Francesco i giovani sono al primo posto: «Al coraggio del parlare deve corrispondere l’umiltà dell’ascoltare… L’ascolto aperto richiede coraggio nel prendere la parola e nel farsi voce di tanti giovani del mondo che non sono presenti: È questo ascolto che apre lo spazio al dialogo”. Ma ancora in maniera più chiara soggiunge: “Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie”. Una persona cresce nella misura in cui i silenzi, gli sguardi, i gesti, le lacrime e i sorrisi, sono una dischiarata disponibilità di ascolto e di cammino.

+ p. Antonio De Luca