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Entrare alle nozze

Scritto da Super User on .

12 novembre - XXXII Domenica del Tempo ordinario

Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Sul finire dell’anno liturgico la Parola di Dio intende ricentrare e ricalibrare la nostra attenzione sulla centralità della venuta del Signore Gesù, ultimo e definitivo incontro dell’umanità con il Signore risorto. Non possiamo distrarci, non possiamo perdere l’occasione unica di accogliere la venuta di Gesù. Ma soffriamo della patologia della perdita della memoria, forse ricordiamo qualcosa, ma non gli diamo troppa attenzione. Possiamo fare tanto, ma se perdiamo di vista ciò che conta, perdiamo Dio.

Una parabola che conosciamo bene nei suoi tratti essenziali dai quali emerge la vigilanza, l’attenzione a cogliere il momento della venuta dello sposo. Il cristiano attende e riempie questa attesa con l’impegno, la disponibilità, la centralità di Dio. E non si lascia soggiogare dall’impazienza, dalla fretta, dall’improvvisazione. Ha chiara la consapevolezza che ciò che attende accadrà, anche se gli sono sconosciuti il momento e l’ora. Ciò che conta è illuminare con la lampada della nostra vigilanza le tenebre che spesso si addensano intorno a noi, dentro di noi. È il nostro tempo, il tempo della Chiesa, racchiuso tra la prima venuta del Signore e il suo ritorno alla fine dei tempi. Tra questi due eventi fondamentali della storia dell’umanità ci siamo anche noi, discepoli del Maestro, che lo aspettano senza nutrire la smania di sapere, conoscere, prevedere. Conta l’evento e non quando questo si verificherà!

Questo non conoscere il tempo non disorienta il cristiano, ma invece lo rende attento ai segni concreti della presenza del Signore già ora, nell’esistenza concreta della quotidianità. Discepolo è chi sa leggere la storia e gli avvenimenti alla luce della presenza misteriosa del Signore, guidato dalla sua Parola che non passa, ma che rimane stabile in eterno. In questo contesto è significativo l’invito di Gesù a tenere desta l’attenzione, ad essere vigilanti, pronti per accogliere lo sposo quando questi arriva per entrare con lui alle nozze.

Tuttavia non è semplice restare desti perché spesso la stanchezza e il sonno si impadroniscono del cristiano. Ma il problema non risiede nel sonno o nella stanchezza: tutte le ragazze della parabola infatti si assopirono e dormirono. È la mancanza di olio per alimentare le lampade che rende differente la sorte delle dieci vergini. Quello preso dalle cinque stolte non basta a coprire il ritardo dello sposo e, quando egli arriva, è troppo tardi e non possono entrare alla festa. Anche la richiesta di condividere l’olio rifiutata dalle più accorte è da inserirsi nella prospettiva del ritorno improvviso del Signore, quando non sarà più il tempo di chiedere di coprire l’irresponsabilità personale con l’aiuto degli altri.

Che lo sposo ritardi è una realtà che si prolunga nel tempo e ancora viviamo nell’attesa del suo arrivo. Non lasciamoci vincere dalle tenebre, dal sonno, dalla stanchezza che, tutto sommato, arrivi pure quando vuole! Noi sappiamo che arriverà e che potremo entrare alla festa solo se abbiamo le lampade accese, vivificate dall’olio della perseveranza fiduciosa.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo