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Il primo posto

Scritto da Super User on .

2 Luglio - XIII domenica del Tempo Ordinario

“Chi avrà perduto la sua vita per causa mia,
la troverà, dice il Signore”. (Mt 10,39)

L’annuncio missionario di Gesù comprende una lenta e graduale rivelazione di Dio all’uomo e, allo stesso tempo, è rivelazione dell’uomo all’uomo, della sua dignità e della sua altissima vocazione. In fondo, come insegna il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et Spes, l’incarnazione del Verbo è una decisiva e radicale espressione di redenzione e di promozione dell’essere umano. Eppure non si tratta di una filosofia, né di un’antropologia, piuttosto è una rivelazione performativa, cioè mentre rivela trasforma, perché consegna le sue esigenze, detta le sue “regole”, stabilisce le priorità, pone ordine. Ma tutto nasce dalla verità che si fa carità, servizio, promozione umana.

Nascono così quelli che, a nostro modo di ragionare, diventano i paradossi del Vangelo, dove addirittura la croce si fa spazio e luogo di salvezza, percorso di santità e di liberazione, gli affetti e i legami non vengono amputati, né recisi, piuttosto purificati, elevati e collocati in una gerarchia nella quale il primo posto spetta a Dio, che non annienta gli ordini umani, ma li guarisce da ogni schiavitù, dipendenza, possesso…

Gli affetti familiari, i comandamenti: “onora al padre e alla madre”, la memoria grata per il bene ricevuto dalla famiglia, non possono diventare dipendenze né ostacolare la libertà, “essere degno di Gesù”, essere suoi discepoli significa lasciarsi conquistare dalla libertà.

Così la resa cristiana di fronte all’incomprensibile mistero della sofferenza e della morte, accanto alla resistenza per le ingiustizie e per le indifferenze del mondo, devono diventare la via di una santità che si fa impegno, passione, riconciliazione e coraggio. Laddove subentra il silenzio complice e rassegnato il cristiano non smette di parlare del Vangelo e della profezia che l’accompagna, attraverso gesti e impegno che parla del Divino e dell’Eterno.

Il Dio rivelato nelle pagine delle Sante Scritture chiede con insistenza di essere riconosciuto, amato, accolto nei piccoli, nei deboli, negli scarti umani che una cultura dell’efficienza, in preda alla dittatura tecnocratica, sogna di eliminare anche dalla vita chi non risponde ai requisiti di un banale efficientismo. “Chi avrà dato un solo bicchiere d’acqua…” non resterà senza riconoscimento! E’ promessa, è impegno e, se si può, è il debito di Dio con ciascun uomo o donna che si mette dalla parte degli ultimi.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo