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Nuovo inizio

Scritto da Massimo La Corte on .

27 Novembre - I Domenica di Avvento

Risveglia in noi uno spirito vigilante,
perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore.

Con la celebrazione della prima domenica di avvento iniziamo il nuovo percorso dell’anno liturgico, la Chiesa rientra in un tempo di preparazione ad accogliere il Signore non solo nel suo Natale, tra qualche giorno, ma soprattutto predispone noi credenti ad accogliere il Signore Gesù ogni giorno ed in ultima analisi ad accoglierlo nella sua venuta ultima, quando verrà a giudicare i vivi e i morti.

Come in questo caso, non sempre il Vangelo ci lascia tranquilli. Anzi il Vangelo viene a scardinare ogni nostra illusoria sicurezza. E lo fa senza sconti perché seguire il Maestro non è una cosa semplice. Egli richiede onestà e coerenza. E non sempre noi cristiani siamo in grado di essere discepoli convinti, di essere membra di Cristo. Spesso crediamo che seguire Gesù significhi essere più o meno brave persone, che vanno a messa, che si confessano almeno una volta all’anno e che pregano un paio di volte al giorno. Tutto ciò non basta! Il cristiano deve ogni giorno confrontarsi con il Vangelo e da esso trarre la giusta direzione dell’esistenza. Come la bussola che orienta il cammino, che segna le coordinate e dirige verso la meta. Cristiano è colui che fa entrare il Vangelo nelle pieghe più intime dell’esistenza e che trasforma il Vangelo in vita concreta. Abbiamo bisogno di riscoprire il valore assoluto della Parola di Dio che dà senso all’esistenza, che la trasforma e che permette di essere discepoli di Gesù. Non basta essere persone religiose, dobbiamo diventare persone di fede, che nulla antepongono al Signore.

Il Vangelo di questa sera ci lascia interdetti. Cerchiamo sicurezze ed invece troviamo l’enigma. “Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo” (Mt 24, 44). Il tema della vigilanza trova qui la sua giusta collocazione. Il giorno del ritorno del Signore è imprevedibile, è sconosciuto a tutti, per questo è forte il richiamo ad essere vigilanti e pronti ad accogliere il Signore che viene. Tuttavia il Vangelo resta una “buona notizia” ed anche l’apparente enigmatica pagina del Vangelo odierno contiene un messaggio di speranza. La comunità dei credenti attende il ritorno del Signore e, anche se sconosciuto, questo momento arriverà e segnerà la nostra unione con lui. Il cristiano è colui che vive in uno stato di attesa continuo, come se il Signore dovesse arrivare da un momento all’altro. Questa attesa però non getta nello sconforto e nell’agitazione, ma anzi concentra l’impegno in una condizione di rettitudine e di preparazione. S. Paolo mette in guardia la comunità di Tessalonica con queste parole: “Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo!” (2Ts 2, 1-3). Ad una generazione che cerca segni la risposta è che la venuta del Signore non verrà accompagnata da segni chiari e incontrovertibili, così come accadde nei giorni di Noè, quando il diluvio colpì coloro che erano tutti intenti alle faccende di ogni giorno.

L’atteggiamento del cristiano è contenuto nel verbo caratteristico dell’avvento “Vegliate” più volte richiamato dal Vangelo. A questo si contrappongono il sonno, l’indifferenza e l’inerzia. Sono questi atteggiamenti che smorzano l’entusiasmo, appiattiscono la vita determinando una pericolosa deriva esistenziale. L’avvento contiene una straordinaria certezza: colui che è già venuto, verrà ancora. La vigilanza consiste nel vivere “come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie” (Rm 13, 13). L’avvento ci allena a riconoscere il Signore sempre, ogni volta che bussa alla porta della nostra esistenza e si presenta non con i segni chiari che lo contraddistinguono, ma nei poveri, immigrati, emarginati. Lì si gioca la nostra fede, nell’accoglienza di coloro con i quali Cristo si è per sempre identificato. La nostra quotidianità, i nostri impegni, le nostre faccende possono allentare la tensione, sommergendo la nostra vita di preoccupazioni ed ansie, distogliendo l’attenzione, la mente e il cuore dall’unica nostra fondamentale questione: la venuta del Signore.

Buona e santa domenica!

+ p. Antonio, Vescovo.