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Comunione

Scritto da Massimo La Corte on .

22 maggio - SS. Trinità 

Sia benedetto Dio Padre,
e l’unigenito Figlio di Dio,
e lo Spirito Santo.

 

Il termine “comunione” è quello che più di ogni altro esprime in modo chiaro il legame che unisce le
Persone della Trinità. Il modello trinitario diventa così il prototipo della relazione perfettamente riuscita che
spinge i credenti ad ispirarsi a questo esempio perfetto di comunione ed unità.

La relazione-comunione- unione-amore che lega il Padre al Figlio e viceversa è così forte da diventare
una Persona, lo Spirito Santo. Le Persone della Trinità sono così intimamente unite che sono un solo Dio, pur
non confondendosi mai. Non è un miscuglio, ma è una relazione così riuscita da essere un solo Dio.

Tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vi è una sostanziale relazione, una perfetta comunione ed un
amore incondizionato. Il Vangelo di questa domenica ha un passaggio che delinea in modo inequivocabile il
mistero della Trinità: Lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio. Più volte, nei
Vangeli, è narrato che Gesù avverte il bisogno di pregare, lo fa nella solitudine, spesso lontano anche dagli occhi
dei suoi discepoli. In quei momenti Gesù si rivolge al Padre con una preghiera intensa, filiale capace di alimentare
una relazione che mai si è interrotta, neanche con la sua venuta nel mondo.

L’uomo è creato sul modello trinitario, dentro di sé ogni essere umano ha un insopprimibile anelito alla
comunione e alla relazione. La Chiesa ha inscritto nel suo essere più profondo il principio della comunione come
unica modalità per esprimere se stessa. Innumerevoli gli ostacoli che spesso impediscono di adempiere questo
connaturato bisogno e sempre più spesso crediamo di poterne fare a meno. Il Dio trino ed unico riporta l’uomo
alla sua autentica vocazione di amore e di comunione.

Certo questo non è un discorso che si può liquidare in poche battute, non è possibile e non sarebbe
neanche onesto. Parlare di Dio è sempre un po’ azzardato, soprattutto in un contesto di scristianizzazione, dove
è sempre più di moda dirsi non credenti. Un situazione così secolarizzata in cui perfino i piccoli che giungono
nella comunità cristiana non conoscono neanche il segno della croce. Piccoli atei resi tali da noi adulti, che della
fede abbiamo saputo trasmettere poco o niente. Le scelte riguardanti i nuovi modelli sociali di unione sono il
frutto di una pastorale, di una fede che non ha costruito le basi sicure e certe della nostra società. Spesso
abbiamo fallito nell’annuncio e nella testimonianza della fede, ci siamo accontentati di dare nozioni su Dio senza
dare la possibilità di incontrarlo.

Questa festa della Trinità ci ristabilisca nella comunione con Dio e con il nostro fratello e faccia gustare
ad ogni credente la bellezza di appartenere ad un Dio che si è rivelato come relazione ed amore che si dona.

Buona e santa domenica!

+p. Antonio, Vescovo.