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Sei tu il re dei giudei?

Scritto da Massimo La Corte on .

22 novembre 2015 - Solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell'Universo


“Io sono re e sono venuto nel mondo
per rendere testimonianza alla verità”. (Gv 18,37)


Per questa solennità di fine anno liturgico ci saremmo aspettati una pagina evangelica in cui la potenza di Cristo risplendesse in tutto il suo fulgore e potenza, una pagina in cui, senza equivoci, Gesù Signore apparisse senza alcuna relazione con la povertà della condizione umana, un Cristo glorioso, risorto, immortale.

Invece dobbiamo fare i conti con una pagina evangelica nella quale Gesù si trova davanti a Pilato, nel momento più buio della sua esistenza. Il processo a Gesù viene descritto dall’evangelista Giovanni in modo da permettere a noi due letture: una seconda le apparenze (Gesù è un perdente), l’altra secondo la fede (Gesù non subisce, ma egli stesso si consegna). Da una lettura superficiale fuoriesce un Gesù umiliato, percosso, schiaffeggiato, accusato, condannato; se invece scendiamo in profondità posiamo riconoscere che Gesù non è per nulla soggetto a nessuno, anzi è lui a gestire se stesso e gli altri: sono i suoi avversari che manifestano, nelle accuse a Gesù, la sua vera identità.

Il momento apparente della sconfitta è per Gesù il momento nel quale manifestare la sua potenza e gloria, il discepolo è attirato da Cristo elevato da terra sulla croce prima ancora che nella resurrezione. Per Giovanni l’ora di Gesù si compie nel momento del suo sacrificio, identificato con l’uccisione per il sacrificio degli agnelli nel Tempio.

La preoccupazione dei suoi avversari non scalfisce per nulla Gesù, egli non è preoccupato di discolparsi, conosce che la sua causa è nelle mani del Padre, sa che la sua esistenza non è orientata al nulla. Si riconosce re davanti a Pilato, lo ammette, lo dice, ma la sua regalità non può essere fraintesa con le categorie dei potenti di questa terra, non è fatta di confini, di potenza, sfruttamento, ma il Regno di Cristo è “Regno di verità e di vita, Regno di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace” (dal Prefazio).

E noi discepoli siamo cittadini di questo regno, inaugurato da Gesù Signore e presente ancora nella storia dell’uomo. Non possiamo tradire questa nostra cittadinanza, non dobbiamo permettere che il male, la sopraffazione, la violenza, si impadroniscano di noi. Gesù ha tracciato la strada del Vangelo per noi, percorrere questa strada significa raggiungere la salvezza.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio
Vescovo di Teggiano-Policastro