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Trinità 2015

Scritto da Massimo La Corte on .

Voi siete figli di Dio: egli ha mandato nei vostri cuori
lo Spirito del Figlio suo, che grida “Abbà, Padre”. (Gal 4,6).

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. (Mt. 28,19-20)

Il mistero trinitario riguarda profondamente la vita dell'uomo, non è un teorema astratto che non ha nulla a che fare con la nostra povera umanità.

La rivelazione afferma che la nostra umanità, assunta da Gesù Cristo, ha acquisito una grande dignità, quella di poter condividere la vita divina. In Gesù la nostra condizione di persone limitate e contingenti è superata da un immenso bisogno di eternità, che non vuol dire aggiungere tempo alla nostra vita, ma riempire di vita il tempo che Dio ci dona.

Non è semplice parlare della Trinità, di Dio noi uomini non siamo in grado di dire granché, di questo mistero infinito possiamo solo balbettare una minima parte, le nostre categorie razionali non ci permettono di esaurire il mistero. Tuttavia conosciamo Dio proprio grazie alla rivelazione che egli fa di sé, mostrandosi come relazione e comunione di persone.

La festa di oggi è l'opportunità che la liturgia ci offre per lodare, ringraziare, adorare il nostro Dio comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo.

Il Vangelo di oggi ci manifesta questa comunione-relazione che non rimane prerogativa di Dio trinità, ma inserisce l'umanità in questa relazione: «Andate fate discepoli i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Quello del Vangelo è un richiamo alla missione, quell'andare è l'invito a non rimanere immobilizzati nelle false certezze che appiattiscono la nostra esistenza. Inviati nel nome della Trinità abbiamo la certezza che la Chiesa non agisce per fare proselitismo, ma unicamente per contribuire alla realizzazione di quel Regno che Gesù Cristo è venuto ad inaugurare.

In quanto comunità cristiana siamo convocati sul monte per ricevere dal Risorto il mandato missionario, mettendo da parte il dubbio che non poche volte invade il nostro spirito. Ci prostriamo davanti al Signore, sappiamo che lui costituisce la risposta ad ogni nostra preoccupazione, ma spesso nutriamo dubbi che, se da un parte tengono desta la nostra attenzione e la nostra intelligenza, dall'altra ci mortifica e ci paralizza nei nostri timori.

La perfetta comunione che nutre la relazione trinitaria identifica la nostra aspirazione a relazioni vere, autentiche, libere dalla tentazione dell'isolamento. Questo soprattutto nella famiglia: «Chiamata ad essere immagine del Dio Unico in Tre Persone non è solo la Chiesa, ma anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. In principio, infatti, “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi” (Gen 1,27-28)... L’amore è ciò che fa della persona umana l’autentica immagine della Trinità, immagine di Dio. Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare. E’ fecondo poi nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente. E’ fecondo infine per la società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione». (Benedetto XVI, Domenica, 3 giugno 2012, Solennità della Santissima Trinità).

+ P. Antonio De Luca
Vescovo di Teggiano-Policastro