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San Laverio

Scritto da Super User.

 
Il nome e l’opera di questo glorioso figlio di Teggiano per secoli è stato avvolto da una cortina di oblio. Proprio a Teggiano, infatti, secondo alcune fonti tradizionali (altre fonti indicano diverse città della Lucania) avrebbe avu­to i natali verso la fine del III secolo dopo Cristo. Pare che la sua famiglia non avesse ancora aderito alla fede cristiana e che il padre Achille professasse la religione pagana. Sono ignote le vicende che lo condussero a predicare la religione cristiana nella città di Acerenza dove il Prefetto Agrippa, fattolo arrestare, gli ordinò di sacrificare agli dei. Avendo Laverio opposto un netto rifiuto, il Prefetto, dopo averlo fatto fustigare, comandò che fosse gettato in pasto alle fiere che, però, non gli fecero alcun male. Agrippa, allora, lo fece imprigionare. Il giovane però, con l’aiuto di un angelo, poté fuggire e recarsi a Grumento, dove giunse il 14 luglio del 312. Animato da grande zelo iniziò subito a predicare anche qui la dottrina cristiana. Un delatore però, rivelò la sua presenza ai soldati che erano stati mandati sulle sue tracce. Fu arrestato e decapitato fuori l’abitato di Grumento il 17 novembre del 312. Ben presto la tomba del martire divenne meta di pellegrinaggi anche per i ripetuti miracoli che vi si verificarono. Del suo corpo ora rimane soltanto un osso del braccio che si conserva nella chiesa a lui dedicata nella cittadina di Tito (Pz) dove è venerato come patrono. A Teggiano il santo martire viene onorato insieme a S. Cono perché pro­tegga il suo popolo e lo guidi verso mete più alte di testimonianza cristiana.