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Sport e integrazione: triangolare di calcio

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Sarà il campo di calcio “A. Medici” di Polla il luogo di incontro sportivo e culturale tra i migranti delle strutture SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Polla e Caggiano e alcuni ragazzi del posto che per l’occasione si sono appositamente costituiti nella squadra “Gli Amici di Polla”.

Un evento organizzato dalla Cooperativa Sociale Tertium Millennium di Teggiano, soggetto attuatore del Progetto territoriale SPRAR, in capo al Comune di Polla e finanziato dal Ministero dell’Interno.

Il triangolare di calcio tra SPRAR Polla, SPRAR Caggiano e “Gli amici di Polla” si svolgerà Venerdì 25 Settembre 2015 alle ore 19 e vedrà la presenza del Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro S.E. Mons. Antonio De Luca, del Sindaco di Polla Rocco Giuliano, di Antonio Calandriello Presidente della Cooperativa Sociale Tertium Millennium e di Don Vincenzo Federico Direttore della Caritas diocesana di Teggiano-Policastro.

In campo, richiedenti asilo e rifugiati provenienti da Nigeria, Somalia, Gambia, Ghana, Mali, Costa D’Avorio ospiti delle strutture SPRAR di Polla e Caggiano.

«Tra gli obiettivi del progetto di accoglienza integrata-dice Calandriello- ci sono le attività finalizzate al dialogo interculturale che significa favorire l’incontro con la comunità locale sia per evitare atteggiamenti di esclusione nei confronti dei migranti sia per promuovere l’inclusione sociale necessaria per avviare futuri inserimenti lavorativi».

Attualmente a Polla, il progetto Sprar – avviato ad aprile 2014- prevede 23 posti ordinari e 12 aggiuntivi. Sul territorio salernitano sono presenti inoltre altre strutture SPRAR gestite dalla Cooperativa Tertium Millennium e l’Associazione Il Sentiero nei comuni di Padula, Sassano, Roscigno, Eboli, Pontecagnano Faiano, Santa Marina e Roscigno.

«Le nostre comunità del territorio diocesano- dice Don Vincenzo Federico - hanno dimostrato fino ad oggi grande apertura rispetto alla tematica dell’accoglienza dei migranti. Non abbiamo mai riscontrato barricate e proteste di piazza né da parte delle istituzioni né da parte dei cittadini. E qui, come in altri contesti,ad esempio Montesano sulla Marcellana, lo sport, la musica e la scuola sono stati gli elementi forti che hanno consentito, in maniera naturale, che tra migranti e residenti si creasse relazione ed amicizia».

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Accogliere... per educare il cuore

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20 settembre 2015 - XXV Domenica del Tempo Ordinario

"Se uno vuole essere il primo,
sia l’ultimo e il servo di tutti”, dice il Signore". (Mc 9,35).


Non è semplice seguire Gesù, il suo modo di essere sconvolge i meschini, gli opportunisti calciatori e gli ambiziosi. È il caso della pagina evangelica di questa domenica, dove emerge la difficoltà dei suoi discepoli a capire il linguaggio duro del Maestro, alla logica di Gesù che vede davanti a se la croce essi sono distratti da desiderio di grandezza e di potenza.

Il tentativo di dribblare la croce è insito nell’essere umano, chiunque davanti ad essa cercherebbe di scappare; eppure Gesù ne parla con libertà, guarda ed interpreta la sua esistenza nella logica della croce e della resurrezione. Tentato anche lui di evitare il calice amaro della passione, risponde che il criterio ultimo della vita del discepolo e la volontà del Padre e non i calcoli umani, che quasi sempre sono senza prospettive e senza futuro.

Gesù è un messia che non mostra forza e supremazia, che non impone gioghi difficili da portare, ma che dimostra invece tutta la mitezza, la misericordia e la benevolenza che solo a Dio appartengono.

«Di che cosa stavate discutendo per la strada?», è l’interrogativo di Gesù ai discepoli una volta rincasati. Forse aveva ascoltato quel discorso ed anche tutte le discussioni che ognuno faceva per vantare il suo “grado” maggiore rispetto agli altri. Avrà sorriso Gesù, avrà scosso la testa, ci sarà rimasto male… chissà quali sentimenti avranno attraversato il cuore di Cristo ascoltando quei freddi calcoli umani, che prendevano le distanze da quel suo modo di intendere la missione del Cristo. Quando dall’orizzonte del cristiano si toglie la croce non c’è scampo, emergono inevitabilmente smanie di supremazia, la fraternità lascia il posto all’individualismo, alla condivisione subentra l’egoismo. Le parole di Gesù restano come un testamento per la Chiesa di tutti i tempi: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

E qui lo sconcerto si fa più grande, si dilata e getta i suoi uditori in uno smarrimento ancora più forte: "Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»". Accogliere significa fare spazio, porgere ascolto, rendersi disponibili, porsi al servizio e qui in modo particolare l’accoglienza è rivolta ai bambini, ai piccoli che costituiscono il simbolo dei trascurati, di quelli che non contano, tutto fatto nel nome di Cristo, tanto da identificare la loro accoglienza con l’accoglienza di se stesso e del Padre. Questo è il tempo straordinario per educare il cuore all'accoglienza di chi cerca fiducia!

Buona Domenica!

+ P. Antonio
Vescovo di Teggiano-Policastro


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36° anniversario della morte di Mons. Pezzullo

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Sabato 19 settembre si terrà la commemorazione del 36° anniversario della morte del Servo di Dio Federico Pezzullo, Vescovo di Policastro, del quale è in corso la causa di beatificazione.
Il Vescovo Mons. Antonio De Luca presiederà, alle ore 19:00, nella Concattedrale di Policastro Bussentino, la Concelebrazione Eucaristica, per il dono di questo generoso e instancabile Servitore del Vangelo, dell’uomo e della Chiesa.
Per notizie sul Servo di Dio Federico Pezzullo è possibile visitare il sito www.federicopezzullo.it
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Suscitare domande

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13 settembre 2015 - XXIV Domenica del Tempo Ordinario

"“...non abbandonarci nella nostra miseria:
il tuo Spirito Santo ci aiuti
a credere con il cuore,
e a confessare con le opere
che Gesù è il Cristo,
per vivere secondo la sua parola e il suo esempio,
certi di salvare la nostra vita
solo quando avremo il coraggio di perderla”. (Colletta alternativa anno B).


Finalmente, dopo tanti giorni in compagnia dei suoi discepoli e dopo esperienze decisive, Gesù vuole fare il punto della situazione... vuole mettersi al riparo da ogni banale simpatia, da ogni occasionale consenso e da attese indebite e trionfalistiche: ecco perché interroga: "La gente chi dice che io sia? ...ma voi chi dite che io sia?". È un incalzare, un modo per scendere in profondità.

Il rischio del passato incombe, la nostalgia incanta, tutti vedono in Gesù un profeta redivivo, venuto da un passato lontano... potrebbe essere bello, ma non basta; anzi rinchiudere il Messia nella logica di un passato intramontabile, rischia di mortificare l'evento sconvolgente dell'Incarnazione dal quale scaturisce la Redenzione. Così come togliere dalla storia la prossimità di Dio equivale a banalizzarla.

E poi non bastano ricerche e teoremi sul Figlio di Dio, per quanto le ipotesi teologiche possano apparire audaci e sconvolgenti, ciò che serve è la propria esperienza del Divino e dell'Eterno! “Voi chi dite che io sia?” E di fronte alle ispirate parole del primo degli apostoli, Gesù avverte il bisogno di offrire una garanzia ulteriore e successiva: la Croce e la Resurrezione. Non bastano formule dottrinali inattaccabili, servono anche vite vissute, mani compromesse nella storia, cuori aperti all'accoglienza, lungimiranza di sguardi, piedi capaci i abbattere confini; bisogna educarsi all'attesa, alla pazienza di non offrire risposte precostituite a domande mai poste. Nella logica dell'evangelizzazione servono uomini e donne capaci di suscitare stupore per la profezia dell'amore e la franchezza della parola. Non solo risposte, ma la sfida è sedurre alla bellezza del Vangelo, all'audacia della sequela che riempie la vita di gioia.

Buona Domenica!

+ P. Antonio
Vescovo di Teggiano-Policastro