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Digitali ad ogni costo

Scritto da Massimo La Corte on .

Viviamo ancora prede di un forzato isolamento fisico tanto che persino i più riottosi si sono piegati ad una diffusa comunicazione digitale, spinti dal bisogno di incontrare, rivedere volti, scambiare idee, molte ore si trascorrono sulle moderne strumentazioni comunicative. Al termine di questa stagione avremo molto imparato rispetto al lavoro fatto da casa, al benefico risultato sull’ambiente, sull’essenzialità degli spostamenti, ma non possiamo ignorare anche le grandi perdite relazionali con gli amici, i colleghi, «a fianco degli elementi indiscutibilmente positivi che la comunicazione digitale permette … ci scopriamo a vivere una dipendenza forzata e un’ipnosi, esausti ma incapaci di disconnetterci, catturati dalla rete, divorati dall’ossessiva sollecitazione dell’unica vera città che non dorme mai» (J.T. Mendonça). Anche in questo la pandemia ci ha modificati.

Ci ha fagocitati una logica di tempestiva istantaneità, si trasmettono non solo notizie, ma sensazioni, emozioni, ribellioni, ma senza alcuna correlazione, senza sviluppo e senza futuro. Tutto si versa in rete e nulla ha un esito, né un risultato prefissato, talvolta solo la chiacchiera e il vuoto. Una pericolosa trasformazione delle relazioni divenuta senza sguardi e senza volti, e si comunica sotto la spinta di una convulsa meccanicità, senza neanche badare alla fondatezza di ciò che si diffonde. Passano su queste onde slogan vergognosi, insulti ed attacchi indicibili, una rabbia repressa che andrebbe rielaborata attraverso altre forme. Le nuove forme di comunicazione possono diventare le dipendenze-prigioni che isolano e allontanano dalla realtà. Il mondo dei social che conserva il fascino di una conquista sorprendente e meravigliosa, per quanto i dispositivi per usarli vengano definiti smart, restano pur sempre strumenti che richiedono preparazione, educazione, capacità di interagire e discernimento.

Saper utilizzare i social, vuol dire formazione, partecipazione e responsabilità. Non si tratta di darsi e dare regole, neanche vivere con sospettosa agitazione il mondo dell’online né decidere di sopprimerne la presenza con il totale spegnimento, né con l’indifferenza dell’indiscriminata o, peggio ancora, spregiudicata utilizzazione. Le relazioni digitali sono una realtà, richiedono consapevolezza, bisogna esserci, e soprattutto recuperare il ritardo che abbiamo accumulato. Bisogna saper essere in rete, frequentarla e conoscerla, soprattutto evitare che in questa avventura i ragazzi e i giovani siano lasciati soli con il rischio delle dolorose dipendenze, dell’isolamento e della scelta di comunicare esclusivamente online.

Avere tra le mani e poter accedere a tanto ingegno comunicativo può anche diventare occasione di condivisione e di conoscenza nella logica di coraggiose prese di distanza da tutto ciò che rende anonimi, ed omologa. Cittadini di social trasformati in massa manovrabile e inconsapevole di essere diventate con i propri dati personali merce di scambio. Possiamo entrare in un uso critico e consapevole dei social nella prospettiva di un servizio alla collettività e ai grandi bisogni del pianeta e dell’intera umanità. I social nulla ci hanno sottratto, molto hanno aggiunto, ma certamente, come sostiene il prof P.C. Rivoltella, qualche mancanza l’hanno provocata: «il silenzio che ci sottrae alla possibilità di fermare l’attenzione sulle questioni che veramente vale la pena di discutere».

+ p. Antonio De Luca