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Sulla pace non ci inganni una falsa speranza

Scritto da Massimo La Corte on .

Il tema della pace interpella quotidianamente la sensibilità umana e cristiana. In un contesto di enormi successi, dove il progresso è diventato un idolo da perseguire, ci si domanda se e quanto la cultura, la scienza e la tecnica, scelgono la pace come metodo, obiettivo e condizione per una vera conquista umana. Il mondo dei social, che molto può contribuire a diffondere quella saggia cultura di pace, e di relazionalità improntata all’autenticità e alla lealtà, innesca invece, molto spesso, dolorosi scontri verbale ed aggressività comunicativa che esaspera i rapporti e le necessarie visioni d’insieme senza le quali non si costruisce un futuro di pace. Slogan gridati, saccenti al limite della volgarità, inducono ad una meno che mediocre visione di pace, che si genera invece attraverso un’etica non-violenta della risoluzione dei conflitti, a partire da quelli quotidiani, fino alle grandi problematiche nazionali ed internazionali.

L’impegno per la pace non si riduce esclusivamente nella militanza in organizzazioni pacifiste, che pur servono. Piuttosto è necessaria una prospettiva inclusiva delle grandi sfide socio-ambientali dalle quale nascono gli enormi squilibri sociali in rapporto alla giustizia, alla libertà di scelta del luogo dove vivere e dove riuscire a entrare in una qualità di vita dignitosa tipica di ogni essere umano.

La madre di ogni guerra è sempre l’ingiustizia e l’indifferenza, qualcuno guardano ai moltissimi conflitti che vi sono nel mondo (ben 36 guerre e moltissime situazioni di crisi), la definisce la mappa dell’ipocrisia, perché se da un lato si sottoscrivono trattati e si pubblicano le dichiarazioni di intenti, in realtà si continuano a produrre a vendere armi sofisticatissime di distruzione di massa, permangono gli iniqui commerci che impoveriscono i paesi già ridotti alla fame, e nulla si fa per offrire significativi percorsi di crescita e di progresso sociale a molti popoli vessati da conflitti politici, o avvicendamenti di caste o da interessi derivanti dal petrolio o da altre preziose risorse.

I paesi maggiormente dotati di risorse e di una visione planetaria dello sviluppo, attraverso gli organismi internazionali e sovranazionali devono ristabilire percorsi di pace negoziata, alla luce del principio della solidarietà e della cooperazione, con lo stile dell’amicizia, del negoziato e della vicendevole promozione tra i popoli. Papa Francesco nella severa costatazione di “una terza guerra mondiale combattuta a pezzi”, intende anche evocare lo sforzo di chi deve pensare la pace, non solo come un teorema o un artificioso accordo di non belligeranza, ma piuttosto una visione inclusiva planetaria che metta insieme l’istanza sociale di giustizia, di verità, di rispetto dei diritti e della dignità umana ed ambientale.

Il Concilio Vaticano II, che molto riflette sulla responsabilità di costruire la pace, scrive: «Né ci inganni una falsa speranza. Se non verranno in futuro conclusi stabili e onesti trattati di pace universale, rinunciando ad ogni odio e inimicizia, l'umanità che, pur avendo compiuto mirabili conquiste nel campo scientifico, si trova già in grave pericolo, sarà forse condotta funestamente a quell'ora, in cui non potrà sperimentare altra pace che la pace terribile della morte. La Chiesa di Cristo nel momento in cui, posta in mezzo alle angosce del tempo presente, … non cessa tuttavia di nutrire la più ferma speranza. … essa intende presentare con insistenza, il messaggio degli apostoli: “Ecco ora il tempo favorevole” per trasformare i cuori, “ecco ora i giorni della salvezza”».

+ p. Antonio De Luca