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Non allentare la vigilanza

Scritto da Massimo La Corte on .

Paradossalmente, stando a casa, abbiamo vissuto anche un singolare esilio. Mi piace quanto ha scritto recentemente un giornalista: «È negli esili che si fanno i sogni più grandi». Nella costrizione delle mura domestica, abbiamo riscoperto legami e modalità alternative per trascorrere questo tempo sospeso. Ma abbiamo anche percepito la pesantezza di ritmi ai quali eravamo completamente disabituati, ci sono mancate le passeggiate, le frequentazioni, la domenica… In questi esili si comincia a valorizzare la gioia delle cose semplici che un tempo abbiamo vissuto con disarmante abitudinarietà. Proprio nella privazione cominciamo a scoprire la bellezza delle cose che aiutano a vivere. Ma l’allerta non finisce, esiste il pericolo in agguato e abbiamo la responsabilità di non abbassare la guardia.

Senza illusione dobbiamo accettare che altri pericolosi virus si aggirano nel panorama mondiale delle relazioni tra i popoli, nella visione politica: il modello efficientista a discapito anche della democrazia, i sovranismi e le chiusure populiste, sono virus che inquinano e destabilizzano la convivenza pacifica dei popoli. In questa stagione abbiamo ascoltato affermazioni al limite della sopportabilità quando con tronfia sicumera, anche qualche capo di stato ha tentato di smentire i risultati scientifici in rapporto ai pericoli che corriamo. È criminale inneggiare alla «immunizzazione di gregge»; restando così inoperosi attendendo che il virus si dissipi da solo. Per fortuna, anche se con ritardo, si è preso coscienza della tragedia. Papa Francesco, in una recente intervista, ha pronunciato parole coraggiose: «Mi preoccupa l’ipocrisia di certi personaggi politici che dicono di voler affrontare la crisi, che parlano della fame nel mondo, e mentre ne parlano fabbricano armi. È il momento di convertirci da quest’ipocrisia all’opera».

Ci sono dei leader mondiali che si sono dissociati di fronte all’appello per risanare la madre terra. Non hanno inteso rispettare gli accordi, né richiedere consensi e coordinamento per il futuro del pianeta. Hanno persino irriso scienziati, che con il loro sapere, ci hanno allarmati sulle condizioni di malattia del nostro ambiente. Il riscaldamento globale promette la moltiplicazione delle pandemie tropicali, come affermano gli studiosi dei fenomeni ambientali. È Papa Francesco che in una recente intervista ricorda un proverbio spagnolo: «Dio perdona sempre, noi qualche volta, la natura mai». E continua poi: «Non abbiamo dato ascolto alle catastrofi parziali». È tipico di una cultura individualista e di una economia neoliberista affermare come verità quanto invece la storia, la scienza, e il presente dicono tutt’altro. Dobbiamo riscoprire lo stato sociale, il servizio pubblico nazionale e l’accesso alle cure per ogni cittadino, perché la salute di tutti è connessa alla salute di ciascuno.

In alcuni paesi è cominciata anche la strumentalizzazione della situazione di emergenza socio-sanitaria per permettere al virus populista di attaccare la governabilità di un paese, attraverso la disintermediazione delle forme di partecipazione e la richiesta di poteri speciali. Così la democrazia di un popolo viene pericolosamente sospesa! Il virus della frammentazione politica, economica, culturale e razziale aleggia sull’Europa, che se attecchisse produrrebbe solo guadagno e interesse per chi genera questo contagio sovranista. Le grandi conquiste del continente europeo, sulla libertà, la dignità umana, la solidarietà e l’accoglienza, la cooperazione, sono valori irrinunciabili, “senza una nuovo patriottismo, il declino dell'Unione è inevitabile”, hanno ricordato gli accademici europei. Contro questi virus non servono né le armi, né gli eserciti, e forse neanche l’incomprensibile rivendicazione di alcuni che pretenderebbero l’accesso ai riti e alle celebrazioni, - quest’ultima privazione è proprio un atto di amore - serve invece il sapere solidale e Trascendete che genera un diffuso e rinnovato umanesimo. Ciò che è vivo se non si rigenera degenera.

+ p. Antonio De Luca