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Relazioni del Seminario per la presentazione della Lettera Pastorale

Scritto da Massimo La Corte on .

Sono state raccolte e pubblicate le relazioni tenute al Seminario per la presentazione della Lettera Pastorale "Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla", di Mons. Antonio De Luca, svoltosi a Prato Perillo il 24 settembre 2018.

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Introduzione di don Antonio Centrangolo

“Ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla”: è la Lettera Pastorale del nostro Vescovo Mons. Antonio De Luca in vista della visita pastorale nella Diocesi e per un rinnovato impegno di evangelizzazione nella Chiesa di Teggiano-Policastro.

La presente pubblicazione è una rilettura del testo pastorale a partire da prospettive complementari, grazie all’apporto interdisciplinare di alcuni docenti della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione di San Tommaso a Napoli. Se da una parte il Vescovo elogia e resta “ammirato di fronte alla mole di lavoro e di servizio che viene portato avanti con innegabile dedizione” da tutti gli operatori pastorali e dai presbiteri del territorio, dall’altra rileva come “non manchino i segnali di un’allarmante disaffezione e di un lento e progressivo sfilacciamento del tessuto sociale ed ecclesiale”. Punto di partenza della Lettera è il testo evangelico di Lc 5,1-10 che, mettendo in guardia dallo scoraggiamento e dallo sconforto che non poche volte nascono dalla delusione di aver faticato a lungo, ma con risultati irrilevanti, invita gli evangelizzatori a riprendere il largo con un qualificante atteggiamento: “Duc in altum” (eis to bathos), verso il profondo. È in questione la profondità spirituale auspicata dalla Lettera in relazione a tutti i progetti, le strategie e i programmi pastorali che pur spingendosi lontani necessitano di una profondità e di una rifondazione spirituale.

Così le tre focalizzazioni, Liturgico-pastorale, a cura del Prof. Salvatore Esposito docente presso la PFTIM; teologico-spirituale a cura del Prof. Francesco Asti, Decano e docente presso la PFTIM; antropologico-filosofico a cura del Prof. Carmine Matarazzo, docente presso la PFTIM, sono un prezioso contributo per “tentare di riaccendere l’ardore di un rinnovato Annunzio” e un nuovo impulso in tutta la Comunità ecclesiale.

Il prof. Esposito coglie il desiderio del Pastore, che auspica il tentativo di elaborare nuovi percorsi di iniziazione cristiana fondati sulla Parola di Dio, aperti alla voce dello Spirito che rende la Parola ascoltata, meditata, pregata, conosciuta e annunciata, testimoniata e generativa di gioia: percorsi di catecumenato cristiano che generano ‘cristiani per scelta’. Il Prof. Esposito tenta di rispondere a questa istanza con la sua relazione: “Come fare i cristiani oggi?”. Se la secolarizzazione e il secolarismo, il costituirsi di una società multirazziale e multireligiosa, la presenza dei nuovi movimenti religiosi e dell’islamismo in occidente sono sfide odierne, il punto di partenza è la missione ad gentes. Un’impresa come questa suppone il superamento dell’individualismo e le improvvisazioni più o meno estemporanee e rimanda a un progetto organico di pastorale. La nuova evangelizzazione richiede, da parte delle nostre comunità, una profonda e attenta verifica dei modi di proclamazione del vangelo, una rinnovata familiarità con la Parola di Dio. “Cono-sciamo – scrive il Vescovo – l’importanza di avviare nuovi percorsi e nuove forme di annuncio. Non ci sfuggono come nel nostro contesto i sacramenti della Iniziazione cristiana vengono chiesti per consuetudine o per occasionali situazioni (richiesta di padrino/madrina)”. Il Liturgista si chiede “Come fare per uscire da questa situazione frustrante?”. Lavoriamo tanto, ma non facciamo i cristiani! Una ricetta magica non esiste. Una propo-sta si può suggerire: una rinnovata sequenza che – tenendo presente la prassi attuale del battesimo dei bambini – potrebbe seguire la seguente scansione: riconciliazione sacramentale come “secondo battesimo”. Rinnovo delle promesse battesimali; cresima come compimento del battesimo e rito di passaggio verso l’eucaristia, impegno nel servizio ecclesiale e nella testimonianza del vangelo e della carità. Segue, poi, la mistagogia, la comprensione di ciò che i sacramenti hanno operato nella vita tesa ormai coerentemente alla testimonianza del vangelo di Gesù Cristo. Il tutto coinvolgendo le famiglie nello stesso cammino, celebrando possibilmente i sacramenti unitamente e fondando gli incontri sulla Parola di Dio, senza tralasciare i catechismi della CEI. “La Lettera del Vescovo – dice Esposito – così coraggiosa, aperta e franca, attenta alle tradizioni di questa terra, ma fortemente proiettata verso il futuro che viene a grandi passi, mi pare che sposi il cambiamento e incoraggi ad intraprendere e percorrere nuove piste come cominciare a sperimentare un modello esplicitamente catecumenale ormai diffuso in modo significativo, nel quale emergono i criteri della gradualità, del non nozionismo, della dimensione esperienziale e del coinvolgimento della famiglia nell’Iniziazione cristiana dei ragazzi e la centralità della comunità ecclesiale” ispirandosi alla struttura del RICA. Resta un problema aperto: la formazione dei catechisti e degli animatori. Preparare cioè laici adulti, catechisti ed animatori in grado di guidare e condurre con competenza gli itinerari di fede: un lavoro sinergico, interparrocchiale, un centro di formazione che fornisca alle comunità parrocchiali i responsabili della iniziazione cristiana.

Il Prof. Francesco Asti, con il suo contributo “Sotto il Governo dello Spirito Santo”, risponde all’appello di Mons. De Luca per un recupero di spiritualità dei presbiteri e degli operatori pastorali come cifra dell’azione ecclesiale feconda e come deterrente all’isolamento nelle relazioni interpersonali. Lo Spirito Santo con i suoi doni guida la Chiesa. Il credente, come tutta quanta la Chiesa, non può pensare di procedere verso il Regno senza la presenza operante dello Spirito che dona pensieri nuovi per rendere la Chiesa sempre più aderente al vangelo di Gesù Cristo. San Giovanni Paolo II invita tutti a riprendere il largo, avendo come stella che guida il cammino la santità, perché è esperienza di vita e di comunione nella Chiesa che fa guardare lontano verso la mèta finale. Nella lettera apostolica a conclusione del Grande Giubileo Novo Millenio Ineunte indica che tutti sono chiamati alla santità, quella che rende possibile delle vite straordinarie nell’ordinarietà della propria esistenza. Il cammino di santità è rispettare i cammini personali che si articolano in maniera imprevedibile, perché sono retti da Dio: «i percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone». Il programma delle Beatitudini è la magna charta della scuola, là dove la felicità del realizzarsi sta nell’andare contro corrente. Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate ripropone a tutti i credenti la via maestra delle Beatitudini, perché si possa vivere in comunione gli uni con gli altri. Afferma che la parola felice o beato corrisponde alla parola santo, perché è la persona fedele a Dio e che vive la sua parola, donando sé stesso senza compromessi e senza ricompense, ma solo per amore. Nel paragrafo “Il coraggio dei nuovi percorsi spirituali e pastorali”, il prof. Asti nota come spesso abbiamo separato la santità dall’azione pastorale, come se i santi sono solo quelli di altare e non uomini e donne che hanno fatto storia e che hanno dato impulso nuovo alle realtà terrestri. Si possono trasformare le strutture pastorali in vista della santità del popolo di Dio? La lettera pastorale di Mons. De Luca vuole accogliere le indicazioni magisteriali, proponendo percorsi possibili di vita interiore e spirituale, rispondendo alle varie esigenze presenti nella sua Diocesi. De Luca si lega alla grande tradizione spirituale cristiana affermando che la dimensione sociale è per i credenti esperienza della grazia di Dio che opera nell’uomo e nella società. La sfida della spiritualità è il pensare e lavorare insieme. Per fare comunione c’è bisogno di pensare il bene della Chiesa nella piena comunione con la santa Trinità. Parlando de “le difficoltà interne alla Chiesa”, il teologo evidenzia come dinanzi all’ascolto dello Spirito si frappone una mentalità non certo ecclesiale che blocca il fiorire della primavera nella Chiesa. Per il Papa Francesco e per il Vescovo De Luca il problema è riscontrabile in un rinnovato gnosticismo e neopelagianesimo. La conseguenza è «un Dio senza Cristo, un Cristo senza Chiesa, una Chiesa senza popolo». Infine, per continuare a prendere il lar-go è necessaria una conversione a vari livelli che il professore sviluppa.

Il terzo intervento del Prof. Matarazzo, dal titolo “Non solo Proclami”, riguarda la responsabilità dei laici nella missione della Chiesa e l’attenzione alla vocazione e al discernimento dei giovani. Nel paragrafo “Per una evangelizzazione ‘autentica’”, il docente nota come evangelizzazione, catechesi e liturgia, a partire dal magistero di Papa Francesco, sono interrelate per dar vita ad una vera pastorale missionaria in grado di prospettare le novità ispirate dallo Spirito Santo senza tradire il messaggio del Vangelo. Se si vuole realmente attivare un processo di rinnovamento nella tradizione, nell’ambito dell’azione pastorale, bisogna evitare il pericolo assai insidioso di considerare la Tradizione e le norme come fissità, quasi un baluardo fisico inespugnabile, e perciò garante della cattolicità: rinnovamento nella tradizione e possibilità di incentivare “nuove forme” di annun-cio “in chiave missionaria”, necessarie per comunicare il Vangelo in un mondo in continuo cambiamento e in rapida trasformazione: superamento del criterio pastorale del “si è fatto sempre così”, è la disponibilità alla conversione pastorale. Fondamentali per il Vescovo sono il discorso educativo, l’ambito della famiglia e l’attenzione per i giovani. Nello scenario inedito odierno, aumentano casi di genitori lontani o indifferenti alla fede ricevuta dalla famiglia di appartenenza che si rifiutano o astengono dal loro compito di primi educatori della fede. Il nodo della corresponsabilità chiama in campo un’azione pensata e meditata all’intero della comunità ecclesiale, solo ed esclusivamente se fondata sulla Parola del Risorto. Bisognerà “schiodarsi” dalle comode certezze di maniera per cominciare un lavoro qualificato in tutte le direzioni: a cominciare dalle parrocchie, dalle scuole, dall’Università per arrivare ai circoli ricreativi, agli oratori, agli ambienti di lavoro, ai contesti di sofferenza e di abbandono (come possono essere le carceri), ai consultori familiari. Monsignor De Luca propone il criterio della verità nell’analisi e nella progettazione pastorale soprattutto a servizio del laicato, delle famiglie e dei giovani, invitando ogni operatore pastorale ed ogni comunità a cambiare strada se fosse necessario.

Conclude la pubblicazione una riflessione di sintesi di Massimo La Corte che, partendo dalla centralità della Parola di Dio, propone brevemente una rilettura della Lettera Pastorale alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II, del Magistero dei Papi e degli scritti di alcuni autori, mettendo in risalto come nel comando di Gesù di andare “verso il profondo” e nella risposta di Pietro, che prende il largo sulla “Parola” del Signore, il Vescovo indica un metodo efficace da applicare a qualsiasi dimensione e contesto, che potrà tradursi concretamente in “un rinnovato impegno di evangelizzazione”.