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Natale 2018

Scritto da Massimo La Corte on .

Natale del Signore
«Questo per voi il segno: troverete un bambino …» (Lc 2,12).

A Natale siamo invitati come i pastori a ricercare i segni della presenza di Dio nelle manifestazioni di fragilità e di apparenti inermi esistenze. Dio non si nasconde dietro i paludati sistemi di potere, né religiosi né politici: Dio chiede di essere riconosciuto nella miseria e nella povertà. Un bambino rivendica l’espressione di tutta la tenerezza e di ogni protezione, un bambino chiede accoglienza, necessita di cura e di amorevole vicinanza.

Ai pastori l’angelo, consegna una nuova identità di Dio, la fragilità di un bambino che è espressione di tutta quella umanità ferita e bisognosa che ancora oggi attende un sussulto di umanità, un impegno di speranza e un gemito di carità.

Nella confusione culturale e antropologica che contraddistingue la nostra epoca, si afferma chi ha più forza, chi fa più notizia, e persino chi produce scoop scandalistici e menzogneri.

Il Natale impone un’inversione di marcia, una presa di coscienza che la nostra vocazione all’umano ci sospinge a varcare le soglie del divino e, nella misura in cui ne ricerchiamo le tracce nel nostro presente, stiamo già edificando l’Eterno.

Allora il Natale non è l’ossessiva riproduzione di gesti e simboli di un passato improponibile, non è magia, né fascino sentimentalistico: è piuttosto l’appello a vivere in profondità la propria umanità che, aprendosi al Trascendete, diventa spazio di redenzione e di più civile convivenza. Scoprire nelle fragilità e nelle povertà della vita il volto di Dio è segno di un permanente natale, che si fa ascolto del povero, dello straniero, del disoccupato e del senzatetto, del malato, dell’anziano solo. Il Natale non assopisce i sogni di un futuro, ma li alimenta e ce ne rende protagonisti.

Auguri di Santo Natale!

+ p. Antonio De Luca