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Le mie parole non passeranno

Scritto da Super User on .

18 novembre - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

“Donaci il tuo Spirito, perché operosi nella carità
attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio" (dalla Liturgia).

Qualcuno potrebbe dire: “Finalmente!” Ci siamo. Anche il Signore ci dice che siamo alla fine. Prepariamoci allora ad affrontare la catastrofe che incombe. Non sembra che alcune di queste cose descritte dal Vangelo di oggi si stiano avverando? Basta guardarsi attorno e si vedono sciagure, catastrofi, segni nella terra e nel cielo, maremoti, terremoti, guerre infinite che seminano distruzione e morte. Sembra che ormai la storia non ci riservi altro per il futuro, non dobbiamo attenderci nulla di nuovo.

Eppure il Vangelo non è una cronaca di ciò che è accaduto o anticipazione di ciò che accadrà, non intende illustrare i passaggi che conducono alla fine, non ha pretesa di esaurire le attese apocalittiche. Il Vangelo e la sua narrazione, infatti, si fonda nelle promesse di Dio, sulla sua fedeltà all’alleanza. Il Vangelo di questa domenica è un invito forte a rileggere tutti gli avvenimenti nell’ottica di Dio, senza perdere di vista l’essenziale, cioè la fede nel Signore risorto. Le comunità cristiane vivono la tribolazione della testimonianza, sono come quei germogli di cui parla Gesù, in attesa che portino frutti buoni.

Non è un resoconto storico la pagina evangelica di questa domenica, l’evangelista Marco, sotto l’ispirazione dello Spirito, narra ciò che accade sotto i suoi occhi, attinge dalla tradizione orale alcuni detti di Gesù, con rimandi all’antico testamento, per dare sicurezza alla sua comunità che vive la tensione tra l’ideale cristiano e la propria condizione di persecuzione e di difficoltà. Alle esigenze specifiche dei primi cristiani, Marco risponde con questo Vangelo, adottando un linguaggio apocalittico bisognoso di interpretazione.

La certezza che la nostra storia non è in cammino verso la fine, ma verso “il fine” è il punto di partenza. Ai discepoli che chiedono a Gesù di ammirare la bellezza e la sontuosità del tempio e di Gerusalemme, Gesù risponde che “non resterà pietra su pietra” (Mc 13, 2). Alla richiesta di spiegazione il Maestro parla della grande tribolazione, cioè la distruzione della città e del tempio, innestando la scena della venuta del Figlio dell’uomo, quando la storia dell’umanità subirà non la sua drammatica catastrofe, ma il suo grande rinnovamento.

Dal Vangelo allora sorge una grande speranza. Certi che “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mc 13, 31) il cristiano è incamminato verso la piena manifestazione del Signore, senza la paura del domani, senza il desiderio di indagare il “come” e il “quando”. Vigilare, stare attenti, desti e sempre pronti ad accogliere il Figlio dell’uomo, guardando i segni dei tempi come sempre maturi per l’entrata di Dio nella nostra storia. La creazione non sarà distrutta, ma rinnovata quando “Dio sarà tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo