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Il vero discepolo

Scritto da Super User on .

28 ottobre - XXX Domenica del Tempo Ordinario

“Signore, fa’ che io veda!”.
“Va’ la tua fede ti ha salvato” (Mc 10, 51-52)

Il Vangelo di Marco, dopo aver presentato Gesù come il Cristo, inizia a delineare l’identità del discepolo. Nelle scorse due domeniche abbiamo assistito a due narrazioni nelle quali viene fuori una modalità strana di intendere il discepolato. Anzitutto quell’uomo che non intende per nulla lasciare le sue ricchezze, dopo che Gesù gli propone la sequela; domenica scorsa i discepoli Giacomo e Giovanni che, pur seguendo il Maestro, non riescono ad entrare nell’ottica della passione, senza rinunciare al loro modo di intendere la missione del Cristo. Le ricchezze, quelle non solo materiali, e l’ambizione dei primi posti chiudono queste esperienze e le riducono a qualcosa di superficiale ed effimero.

Oggi il Vangelo propone una figura positiva di discepolato. Il cieco Bartimeo dimostra di essere disposto a seguire il Maestro. Colui che sembra il meno adatto, riesce a liberarsi di tutto (immagine del mantello lasciato) per seguire Gesù. Una folla segue Gesù, lo ascolta, vede i segni di guarigione e di liberazione che egli compie, i discepoli sono con lui, gli apostoli condividono con lui tutto, eppure la disponibilità a seguire il Maestro la dimostra Bartimeo, senza neanche segni straordinari e mostrando una fede, tutto sommato, poco strutturata.

Questo a dimostrazione che non basta seguire materialmente Gesù, ma è necessario assumere i suoi sentimenti, fare spazio alla sua parola, al suo Vangelo, diventando lievito buono che fa fermentare la pasta. Lo si può seguire Gesù, anche senza lasciarsi mai scalfire da nessuna delle sue parole, pseudo-discepolato apparente, vuoto, svuotato di senso, che non lascia traccia, che non va in profondità, ma si compiace solo di mostrarsi per ciò che non si è.

Gesù è solo. Il senso del fallimento, secondo una logica umana, è forte. La sua risalita a Gerusalemme lo condurrà alla fase finale della sua esistenza, quando non potendo dare più nulla, dona sé stesso. Anche in quei momenti è solo… Bartimeo è un’assoluta novità in questo contesto. Non è azzardato ipotizzare che egli sia l’ultimo chiamato, l’ultimo che inizia a seguire Gesù nell’ultimo tratto di strada. È cieco, ripiegato su stesso, non solo fisicamente. Non potendo vedere egli percepisce il suo essere incapace di relazionarsi. Molti gli passano accanto, lasciando cadere la loro elemosina, l’unica certezza che ha è il suo mantello, nient’altro.

La sua malattia era il segno della sua indegnità, vittima di chissà quale passato peccaminoso. Biasimato e compatito, egli rimane lì, al suo posto. Fino al momento in cui Gesù sente le sue grida, lanciate perché sapeva che egli passava. I rimproveri per zittirlo e poi l’iniziativa diventa di Gesù: “Chiamatelo”. Dio si ferma, non tira dritto. “Ascolta il grido del povero” e si ferma ai margini, per risollevare gli scarti creati da una umanità sempre meno umana.

“Che cosa vuoi che io faccia per te?” (Mc 10, 51). La stessa domanda che Gesù aveva posto ai due fratelli discepoli di domenica scorsa. Ma mentre quelli chiedevano i posti di onore, Bartimeo cerca la luce. L’aveva già trovata… “Subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada” (Mc 10, 52).

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo