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Si tratta di togliere, non di aggiungere

Scritto da Super User on .

14 ottobre - XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

“Se vuoi essere perfetto,
va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri;
poi vieni e seguimi”. (cf. Mc 10,21)

Le ricchezze hanno costituito sempre un pericolo per la sequela. Partendo da un contesto di incontro con un tale, Gesù ammonisce i suoi discepoli a tenersi al riparo dal pericolo della ricchezza alla quale si può attaccare l’esistenza, come se quest’ultima dipendesse dalle proprie sostanze. Gesù si spinge ben oltre. Arriva addirittura ad affermare la quasi totale impossibilità per un ricco di entrare nel regno di Dio. I suoi discepoli, con Pietro in primis, mostrano comunque di regolare il rapporto con Dio in termini di dare-avere, con la pretesa che Dio sottostia alle pretese di merito che troppo spesso si accampano. Ecco perché non vi è molta differenza tra quel tale del Vangelo e i discepoli, anche se poi la sequela di Cristo riuscirà a convertire il cuore dei discepoli, a differenza di quell’uomo che invece abbandona, ancor prima di cominciare, l’avventura del discepolato.

L’approccio di questo tale a Gesù è positivo, la sua ricerca di migliorare lo pone in una prospettiva di bontà, sembra capire che quel Maestro può riuscire a dargli una risposta definitiva. Peccato che proprio il dialogo con Gesù spiazza inesorabilmente questo tale, facendolo allontanare con il volto rabbuiato. Egli non riesce a capire che il rapporto con Dio non può essere impostato nei termini del merito, dell’“io do una cosa a te e tu una a me”, non è questione di aggiungere, al già tanto che fa, un’ulteriore opera da compiere ed ottenere così il premio.

Gesù lo invita a togliere, a perdere, a non aggiungere altro. L’osservanza è ineccepibile, il Signore lo esorta a continuare nell’osservanza dei comandamenti, invitandolo tuttavia a dare un’anima a quella osservanza, cioè lo spinge alla radicalità, ad andare nel profondo, a rifiutare di starsene in superficie, a ricercare quello che il desidera dando un senso alla sua esistenza. E questo Gesù lo fa comprendendo bene i propositi positivi di quel tale, gli propone la sequela dietro di lui, mettendo lui al primo posto, non la sua bravura ad osservare la legge. Lo fa guardandolo nella sua coscienza, scavando nel suo cuore, lo fa amandolo profondamente, così come lui solo sa fare.

“Una cosa sola ti manca” (Mc 10, 21). Sarà stato contento di sentire da Gesù queste parole. Se manca una cosa sola ormai ci siamo, aggiunge qualcosa e il gioco è fatto. Invece Gesù lo lascia di stucco quando gli dice: “Và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mc 10, 21). Arrivato all’apice del compiacimento per quello che è riuscito a fare, Gesù lo smonta con una richiesta di radicalità, di abbandono, di sequela. Alla mentalità religiosa del tempo, che poggiava tutta sull’accumulo di meriti per essere più gradito a Dio, Gesù contrappone la radicalità della sequela, che pretende di rinunciare a tutto per guadagnare il tutto. Non chiede qualcosa in più il Signore, chiede invece di alleggerire il nostro immenso carico di meriti e garanzie per seguirlo con più facilità.

E quello che chiede a noi, lo chiede ad ognuno, ai discepoli di ogni tempo. Non sempre è facile tenere il passo del Maestro, ma fidandoci della sua parola, possiamo portare frutti buoni di salvezza.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo