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Dio non si cattura

Scritto da Super User on .

30 settembre - XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Signore, abbiamo peccato contro di te,
non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti;
ma ora glorifica il tuo nome
e opera con noi secondo la grandezza della tua misericordia. (Dn 3,31.29.30.43.42)

È una delle tentazioni di quella tipologia di gente che crede ad un rigido cerimoniale religioso, rispettosa di un codice di comportamento, amante della certezza che il rispetto di una regola ti salva la vita. Tra religione e fede c’è una grande differenza, perché mentre la religione può essere facilmente fraintesa con il rispetto esteriore delle norme religiose, la fede scaturisce da un incontro personale e decisivo, che orienta la vita, con il Signore Gesù. L’uomo religioso tenta di afferrare Dio, sottomettendolo al ricatto del merito; l’uomo di fede si lascia afferrare da Dio, senza accampare meriti, affidandosi unicamente a Lui.

La pretesa di Giovanni di impedire ad uno sconosciuto di operare la liberazione dal male nel nome di Cristo è la tentazione che da sempre attraversa la comunità dei credenti. Si tenta di trasformare così la Chiesa in una setta di eletti, di separati, che detta la regola dell’appartenenza a partire da un calcolo freddo e distaccato: “non ci seguiva” (Mc 9, 38). È la logica del mondo, è la mentalità “clericale” che reca un danno incalcolabile in seno alle comunità. È il tentativo di incapsulare Dio nei meandri del ragionamento umano. Il tentativo di neutralizzare il diverso rende la nostra umanità ancora troppo poco “umanizzata”! Spesso sono proprio gli appartenenti alla comunità dei discepoli che non sanno riconoscere l’azione dello Spirito Santo. Gli intransigenti, però, non trovano troppo spazio nella logica di Gesù, perché la logica di Cristo è includente e sarebbe un contraddire sé stesso se il Signore ragionasse per esclusione. Non è Vangelo, non è lieta notizia un Dio che predilige i duri e puri, lasciando gli altri al proprio destino.

I piccoli, i credenti, sono coloro che appartengono a Dio, sono suoi. Non anagraficamente parlando. I piccoli del Vangelo sono i membri più esposti della comunità, sono coloro che faticano tanto per riuscire a credere. Sono quelli che non fanno calcoli, ma che si affidano a Dio, sono i semplici, gli indifesi. A questi dobbiamo guardare quando il rischio dello scandalo si affaccia, far cadere loro a causa di uno scandalo è la definitiva sconfitta della comunità. Sono così preziosi che le parole di Cristo contro chi li scandalizza sono, forse, le più dure del Vangelo: “È meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare” (Mc 9, 42).

Il momento attuale della nostra Chiesa trova un riflesso nel Vangelo di oggi. Personalmente e comunitariamente spesso mettiamo i piccoli nella condizione di pericolo per la salvezza. Ripartire dalle parole di Gesù riporta la bonaccia, la tempesta allenta i suoi effetti tragici, rinasce la speranza che è possibile ancora ascoltare ed incarnare l’invito del Maestro: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca” (Lc 5, 4).

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo