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Apriti!

Scritto da Super User on .

9 settembre - XXIII Domenica del Tempo Ordinario

Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli.
Con la vita e la parola annunziò al mondo che tu sei Padre
e hai cura di tutti i tuoi figli. (preghiera eucaristica V/c)

“Ha fatto bene ogni cosa” è la constatazione di coloro che vedono il sordomuto guarito. È quello che affermiamo anche noi vedendo la potenza del Signore che opera ed agisce per la salvezza dell’uomo. I miracoli di Gesù non sono fatti per attirare l’attenzione, quasi fossero gesti magici o alchimie prodigiose. Sono segni che rimandano ad un significato più profondo, oltre al fatto storico vogliono comunicare un messaggio ben più intimo, che tocca il cuore del credente che si avvicina al Signore Gesù per ottenere la sua totale guarigione.

Gesù si trova in terra pagana, i cui abitanti non appartengono alla fede dei padri. Questo vuol significare che in Gesù non troviamo il pregiudizio, la chiusura gretta e settaria alla fondamentale bontà dell’essere umano. A quelli che i giudei consideravano esclusi, Gesù mostra apertura e benevolenza. Qui avviene l’incontro tra Gesù e un uomo sordo e balbuziente, incapace di ascolto e soprattutto di esprimere se stesso attraverso la parola. Una condizione di prostrazione e di estrema esclusione. L’incontro avviene tramite l’interessamento di alcuni che conducono quest’uomo da Gesù, mentre il segno che Gesù compie viene fatto in disparte, lontano dalla folla.

Qui, in disparte, avviene il segno, preceduto da una “liturgia” che Gesù compie, mutuandola dagli antichi guaritori che, però, si conclude con una invocazione al Padre: alzando gli occhi al cielo Gesù sospira e dice: “Effatà, apriti”! Di quell’uomo Gesù percepisce tutta la desolazione, la sua incapacità di comunicare, la sua esclusione e la sua sofferenza fisica. Con quel sospiro Gesù si carica della miseria di quell’uomo e chiede al Padre la guarigione.

Effatà, apriti! Al semplice fatto storico, questa invocazione di Gesù potremmo interpretarla come il momento nel quale anche per i pagani è giunto il momento di accogliere il Vangelo, con tutta la sua potenza e sua forza. Non è più questo il tempo per separare, dividere, spesso in nome di Dio, stabilire chi è dentro e chi fuori. È il tempo dell’ascolto e della testimonianza.

Abbiamo il dovere di ritrovare noi stessi nell’incontro personale con il Signore e recuperare il senso più genuino dell’ascolto e la possibilità di parlare per testimoniare il Vangelo nella nostra esistenza. Non a caso gli studiosi vedono in questo racconto evangelico la liturgia battesimale, che nell’antichità come oggi, prevede che il ministro del battesimo tocchi gli orecchi e la bocca del battezzato dicendo: “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”.

Siamo destinatari di un immenso dono del Padre che possiamo riconoscere solo nella rivelazione del Signore Gesù. Il quale apre i nostri orecchi e scioglie il nodo della nostra lingua perché possiamo riconoscere la sua voce e per comunicare la sua infinita misericordia.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo