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Ebbe compassione

Scritto da Super User on .

22 luglio - XVI Domenica del Tempo Ordinario

Gesù si commosse,
perché erano come pecore senza pastore. (Mc 6,34)

Il ritorno dei discepoli inviati come missionari offre una delle pagine evangeliche più intime dei sentimenti di Gesù che invita gli apostoli a riposarsi insieme con lui in un luogo solitario, lontano dal frastuono, per riprendere le motivazioni della loro vocazione che innanzitutto è stare con lui. Quanta tenerezza in quell’invito del Signore, quanta cura, quanto garbo, quanta attenzione! “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’” (Mc 6, 31). Quella dei discepoli non è un “fare la missione”, ma un essere in missione, come Gesù mandato dal Padre ad annunciare il Vangelo della misericordia. È lui stesso missione, proclama un contenuto che riguarda sé stesso, il Vangelo è una persona, è l’incontro con lui, Gesù, che coinvolge, attira, attrae. La potenza della Parola aveva operato prodigi, portato frutti, insieme a fatica e rifiuto.

L’intento di Gesù di prendere un momento di riposo è interrotto dalla folla numerosa che cerca di avvicinarlo. Il tentativo di riposarsi cade nel vuoto perché la gente vuole incontrarlo e lui “si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore” (Mc 6, 34). Gesù, contrariamente alle aspettative, manifesta compassione per quella folla. Il progetto di restare da solo con i suoi discepoli salta e Gesù non perde la pazienza, non si mostra stizzito, non caccia via le persone.

“Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare” (Mc 6, 31). Questa sottolineatura indica l’impegno di Gesù e dei discepoli, la loro capacità di entrare in sintonia con le persone. Il contatto diretto con quanti vogliono ascoltare Gesù impedisce addirittura di mangiare, la “pausa pranzo” non esiste quando c’è qualcuno che attende l’annuncio del Vangelo. Proprio per questo Gesù vuole ritagliarsi un tempo di familiarità e di intimità con i discepoli.

La comunità dei credenti ha molto da imparare da questa pagina evangelica. Le modalità, l’impegno nella missione, la gioia che la Parola produce con i suoi frutti inaspettati, il disagio di non avere neanche un po' di tempo per sé stessi, la necessità di ritornare da Gesù per trovare ristoro, riposo, nella solitudine, ma insieme con lui. È questo ciò che fa la differenza: il riposo per i discepoli non consiste in un luogo fisico da abitare, non sono le vacanze da rivendicare; è il ritorno alle origini, alla fonte, Gesù, ritrovarsi con lui per ritrovare sé stessi.

La folla è affamata non solo di cibo materiale, ma soprattutto dell’insegnamento di Gesù il quale “si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6, 34). Non c’è crisi di ascolto, ma di testimoni credibili! Il presente e il futuro della comunità cristiana si gioca proprio su questo fronte della testimonianza credibile ed affidabile, che genera speranza, accoglienza, restituisce dignità. Recuperare la compassione, senza abbandonarsi a chiusure precostituite che mortificano la dignità degli uomini.

Non possiamo essere i fautori di un accomodante annuncio del Vangelo che lascia le situazioni così come le trova. Ri-diamo al Vangelo la possibilità di essere seme che germoglia, con la forza ed il vigore che provengono dal Signore, capace di rigenerare la fede e la carità.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo