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Pane vivo, che da vita

Scritto da Super User on .

3 giugno - SS. Corpo e Sangue di Cristo

Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio perenne;
a te per primo si offrì vittima di salvezza,
e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria (dal Prefazio)

La lettura del Vangelo di Marco oggi colloca le nostre comunità cristiane nel luogo della cena, nella sala preparata per Gesù e i suoi apostoli, nella Città di Gerusalemme, al piano superiore di una casa. Lì, in quella sala, si consuma l’evento inimmaginabile della consegna totale del Signore, durante la celebrazione della pasqua ebraica, memoriale della liberazione di Israele dalla schiavitù dell’Egitto. In questo contesto Gesù compie il segno che rende la sua presenza permanente nella Chiesa. Nella consegna del suo corpo, nel sacrificio della croce e nell’alba radiosa della resurrezione troviamo l’evento fondatore dell’Alleanza nuova ed eterna.

Gesù celebra la cena pasquale sapendo che la sua esistenza sta per compiersi, “sapendo che avrebbe riconciliato tutto in sé nel sangue sparso sulla croce”, ecco perché l’ultima cena non è semplicemente un momento cronologicamente precedente alla morte-resurrezione, non è la cena di addio tra amici, non è il semplice momento delle ultime raccomandazioni e commiato: i tre momenti, cena pasquale, morte e resurrezione compongono un unico, grande, meraviglioso evento di salvezza e di redenzione.

Ciò che Gesù compie ora nel segno del pane e del calice è intimamente legato alla sua morte-resurrezione, come un unico evento. Anche se fisicamente presente nel luogo della cena, il Signore è già proiettato nella sua morte-resurrezione, rendendo già ora efficace e salvifico il sacrificio che fa di sé stesso. Questo si comprende meglio nel triduo pasquale del giovedì-venerdì-sabato santo, quando ci viene detto che tutto quello che si compie in questi giorni è teologicamente inseparabile: senza il segno profetico dell’Ultima Cena non potrebbe esserci l’evento fondatore morte-resurrezione del Signore.

E noi con lui, nel nostro battesimo, siamo immersi nella sua morte resurrezione: “Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2, 12). Per questo, quando celebriamo l’Eucarestia della domenica, non è un semplice ricordo, un mesto rituale, una malinconica rievocazione; quella celebrazione, infatti, è MEMORIALE, celebrazione di un evento che ora si compie sotto i nostri occhi, nell’ascolto della Parola e nella comunione con il Signore.

E la domenica è la festa della comunità che si riconosce intorno alla mensa della Parola e dell’Eucarestia, ritrova sé stessa e lo slancio verso la pienezza della sua vocazione alla santità. È il giorno del Signore, è il giorno della salvezza perché ci immergiamo nella sua morte-resurrezione, è il momento nel quale andiamo al Calvario e alla tomba vuota, proclamando nella fede che il Signore è veramente risorto.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo