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Mio Signore, mio Dio!

Scritto da Super User on .

8 aprile - II domenica di Pasqua

“O Dio, fa’ che riconosciamo il Signore presente nell’assemblea dei fratelli,
per rendere testimonianza della sua risurrezione”. (dalla Liturgia)

Non è semplice riconoscere il Risorto! Perfino quelli che con lui avevano vissuto ed erano stati suoi discepoli non riescono a riconoscere il volto del Risorto. Il mattino di Pasqua Maria, quando vede Gesù, crede che egli fosse il custode del giardino dove era il sepolcro. I discepoli di Emmaus, quando vedono che si accosta a loro un viandante, non riconosco Gesù. Anche agli apostoli Gesù risorto deve mostrare segni concreti per riuscire a vincere paura e diffidenza. E questa è la pedagogia di Dio: i segni concreti!

La sera di Pasqua il Risorto visita la sua comunità impaurita, rinchiusa nel luogo della cena pasquale, intimoriti dalla fine ingloriosa del loro Maestro, temendo di fare la stessa fine. La paura li ha immobilizzati, impietriti, li ha resi incapaci di ogni slancio. Tutto era terminato in modo così violento e per loro inatteso che ormai non hanno il coraggio di alzare lo sguardo. Alcuni avevano già preso la triste decisione di tornare alle loro attività, alla vita che facevano prima di incontrare Gesù.

In questo contesto Gesù vivente dona la pace. Suscita la gioia degli apostoli, dona loro il ministero del perdono dei peccati. Ancora di più: oggi Gesù compie la promessa ed invia lo Spirito Santo, il quale ricorderà loro tutto ciò che egli ha detto e fatto. La Chiesa muove i primi passi la sera di Pasqua, riceve lo Spirito ed inizia la straordinaria avventura del tempo di attesa del ritorno del Signore, inondata di Spirito Santo che riporta al cuore dei discepoli di ogni tempo la Parola del Signore.

Tommaso, l’apostolo che una fuorviante predicazione ha identificato con l’incredulo per eccellenza, non è presente. E non gli basta sentire dagli altri che il Risorto è apparso loro. Come credere a chi ha lasciato da solo il Maestro nel momento terribile del dolore e della morte? Egli stesso, Tommaso, lo aveva abbandonato. Come riuscire a fondare la fede sulla parola di uomini impavidi? Per questo la richiesta, quasi struggente di Tommaso, di voler vedere, toccare per riallacciare un rapporto bruscamente interrotto.

E otto giorni dopo la resurrezione torna Gesù, don la pace, fa avvicinare a se Tommaso, invitandolo a vedere, mettere il dito, toccare per abbattere definitivamente ogni resistenza, soprattutto nei confronti della comunità apostolica, che ormai, sempre più, viene investita della responsabilità dell’annuncio sconvolgente e travolgente della resurrezione del Signore.

La presenza del Risorto trasforma il cuore, cambia le persone, rinnova la vita, apre l’esistenza del discepolo vie sempre nuove, imprime nella comunità dei credenti la certezza che la resurrezione è la promessa per tutti. E che vedere e toccare non è poi così necessario… la fede ci fa vedere e toccare il Signore e, cadendo in ginocchio ci fa ripetere: “Mio Signore, mio Dio”.

Buona e santa domenica di resurrezione!

+ P. Antonio, Vescovo