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E' venuta l'ora!

Scritto da Super User on .

18 marzo - V Domenica di Quaresima

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto”. (Gv 12,24-25)

Di fronte all’imminente celebrazione della Pasqua sentiamo che questa quaresima ormai volge a termine. Tra una settimana faremo memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e si aprirà così la “Grande Settimana”, durante la quale celebreremo il triduo della passione, morte e resurrezione di Gesù. Sentiamo che ormai la Pasqua sta per esplodere con tutto il suo carico di vita e di luce immensa, quella che l’uomo di oggi tanto desidera per riorientare la propria esistenza e puntare su ciò che conta. Persi nei meandri di una pericolosa e saccente autosufficienza, abbiamo bisogno della grande conversione che ci riconduca al Signore. Speriamo sia bastata un’ulteriore quaresima per riappropriarci della nostra identità cristiana!

Ancora oggi il mondo interpella i discepoli di Gesù, chiedono di poterlo vedere, di fare esperienza di lui, di poterlo conoscere: ma come può oggi la comunità di Gesù mostrarlo se prima non ne ha fatto essa stessa per prima conoscenza? Chi presentiamo? Troppe chiacchiere sul conto di Gesù gli rendono un pessimo servizio. Conoscerlo e amarlo diventa invece il motivo stesso dell’esistenza della Chiesa, pena una mortificante, monotona, bieca trasmissione di nozioni che non salvano nessuno!

Non possiamo attardarci a fantasticare su un Gesù reso innocuo, ammantellato da una falsa religiosità che mortifica il Signore e coloro che lo cercano con cuore sincero. La comunità dei credenti detiene un potere straordinario, ma troppo spesso tradito da una superficialità che scoraggia ed umilia innanzitutto se stessi e anche quelli che chiedono di poterlo vedere: “Guai a voi… che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23, 13).

Alla nostalgia di Dio non possiamo più rispondere con un elenco di azioni da compiere, credendo di ottenere meriti dalla più scrupolosa osservanza esteriore. Ognuno mostra ciò che ha conosciuto: se hai conosciuto davvero Gesù sarai anche in grado di proporre una gioiosa sequela, altrimenti, chissà per quanto tempo ancora, andremo dietro a manifestazioni vuote di religiosità svuotate di fede. Dio non è argomento accademico, non è vacuo discorso intellettuale, non è materia di atei-devoti che brandiscono i segni della fede disprezzando il povero nel quale Gesù stesso, in persona e per sua stessa ammissione, si è identificato.

Non attira un Dio anestetizzato da una comunità insonnolita, un Dio che lascia tutto come trova, che non scardina posizioni, che non impone un serio discernimento per una giusta valutazione di sé stessi. Quando Dio entra scompagina, la sua parola mette con le spalle al muro, richiama responsabilità, indica percorsi che solo i forti e gli audaci possono percorrere. Forse per questo le nostre chiese, troppo spesso sembrano dormitori, dove si viene per sentirsi dire ciò che ci si aspetta e ritornare poi nella più profonda insignificanza.

La Pasqua ridesti la nostra fede per una testimonianza più incisiva!

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo