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Venivano a lui da ogni parte

Scritto da Super User on .

11 febbraio - VII Domenica del tempo ordinario

“Signore, se vuoi puoi guarirmi!”. Gesù disse: “Lo voglio, guarisci”. (Mc 1,40.41)

Il Vangelo di questa domenica si conclude con questa annotazione dell’evangelista Marco: “Venivano a lui da ogni parte” (Mc 1, 45), sottolineando che Gesù è destinatario dell’entusiasmo della gente, che trovava in lui una persona accogliente, che sapeva ascoltare, che sapeva generare speranza, con una autorità che nessuno mai prima aveva mostrato. Il contesto è la purificazione di un lebbroso, il quale si rivolge a Gesù chiedendo di essere purificato. Questo offre a Gesù la possibilità di mostrare che nulla può impedirgli di accostarsi all’uomo, di ogni tempo e di ogni latitudine, toccato dalla malattia e dalla sofferenza che sfigura la sua originaria bellezza divina.

La pietosa condizione del lebbroso non gli permetteva di vivere a contatto con la società, escluso dalle relazioni con gli altri, tenuto lontano anche dal contesto religioso del tempo. Un segregato, un escluso, uno dal quale tenersi lontano non solo per paura del contagio, ma soprattutto perché il contatto con il lebbroso rendeva impuri, resi inabili a compiere qualsiasi azione sacra.

Gesù scardina questa legge, rimuove le barriere, abolisce le distanze, annulla steccati e frontiere che impediscono all’uomo, naufrago, di entrare in relazione con Dio. Alla mortifera condizione del lebbroso, al disprezzo e alla ingiuriosa credenza che la malattia fosse inflitta da Dio per chi sa quale peccato, Gesù contrappone il gesto carico di significato di toccare il lebbroso. Un gesto che vale più di ogni parola… perché è così la predicazione di Gesù, fatta di parole, ma soprattutto di gesti inediti che interrompono un modo meschino di intendere l’agire di Dio.

Non è più allora questione di puro o impuro, perché l’attenzione si sposta sulla richiesta fatta dal lebbroso di ottenere la purificazione, il suo atteggiamento di fede che riesce a raggiungere la compassione di Gesù ottenendo la guarigione. E in questo modo ristabilisce la bellezza della creazione, così come uscita dalle mani del creatore. Quell’uomo può riannodare la sua esistenza spezzata dalla malattia, per lui inizia una nuova vita, una nuova possibilità viene posta nelle sue mani.

Gesù, però, non vuole essere frainteso. Per questo lo caccia via, quasi adirato, infastidito, imponendogli di non parlare a nessuno della sua guarigione. Lo minaccia di non divulgare il fatto. Non è questo, infatti, il modo di riconoscere Gesù, non sono i segni che egli compie i mezzi che devono spingere a credere in lui. Una fede miracolistica lascia il tempo che trova…

La fede è invece ricerca, spesso affannosa, di Qualcuno che è già in ricerca di noi. È dono dall’alto, che deve essere chiesto con umile confidenza. Come il lebbroso, ormai guarito, che non può trattenere di comunicare il bene ricevuto. Pur facendo un cattivo servizio, perché ciò costringerà Gesù a starsene fuori delle città, accogliendo coloro che andavano da lui da ogni parte.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo