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Stupore

Scritto da Super User on .

28 gennaio - V Domenica del tempo ordinario

Io so chi tu sei: il santo di Dio! E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!» (Mc 1, 24-25)

L’azione di Gesù nel Vangelo di Marco inizia con la liberazione da uno spirito impuro, che tiene prigioniero e soggioga un uomo che egli incontra nella sinagoga di Cafarnao. La parola di Gesù sprigiona una forza in grado di salvare, di liberare, di restituire dignità. Parola piena di autorità perché agisce quando viene proclamata, detta, pronunciata. Parola divina che è rivolta all’umanità sofferente, bisognosa di salvezza. Parola che stupisce perché autorevole, decisiva, nuova. Chi l’ascolta è stupito, sbalordito, non avendo mai visto né sentito nulla di simile, soprattutto mettendo in confronto l’insegnamento di Gesù con quello degli scribi, i soli ad essere autorizzati a parlare in nome di Dio.

Dopo l’arresto del Battista Gesù inaugura la sua missione, prende coscienza che ormai è il suo tempo. Dopo aver costituito il primo nucleo di apostoli, a Cafarnao, entra nella sinagoga e prende la parola per insegnare. Lo stupore nasce dalla sua parola, non ci sono detti i contenuti, ma già la modalità del suo insegnamento suscita interesse, stupore, meraviglia. Una novità che l’evangelista intende proporre in seguito, ma si preoccupa, da subito, che anche il lettore sia attratto dall’autorevolezza di Gesù che, a differenza degli scribi, propone un insegnamento nuovo. Non ha bisogno Gesù di appoggiare il suo insegnamento ai grandi maestri del passato, non si limita a riproporre la parola di altri; nella sua parola, infatti, si scorge la novità di Dio, per questo attrae e genera interesse. Potremmo dire: Gesù splende di luce propria!

In Gesù la parola è legata all’azione, all’insegnamento corrisponde la liberazione dell’uomo catturato dal demonio. Parola e azione sono strettamente legate. Parola, azione, segno mostrano la sua autorità. Al tempo di Gesù molte malattie venivano liquidate come possessione diabolica, senza per questo emettere un giudizio sulle persone coinvolte. Il male che si annida nell’uomo ha tanti risvolti, ha mille volti e l’azione di Gesù è innanzitutto riservata a coloro che soffrono, in qualsiasi forma, sotto l’influsso del male. Gesù si ritrova davanti un uomo religioso, che sta nella sinagoga, dove si prega e si proclama la Parola di Dio. Il male non si manifesta sempre, allora, come totale avversione al sacro, anzi…l’indemoniato si trova nel luogo in cui gli ebrei celebrano la loro fede. Ed è proprio qui che avviene il segno della liberazione.

Quello è soprattutto un uomo fuori di sé, disgregato, diviso, dilaniato. Perché un nemico si è impossessato di lui, delle sue facoltà, della sua intelligenza. L’azione di Gesù non cerca le cause, ma si rivolge e colpisce direttamente l’antico nemico di Dio e dell’uomo, il mistificatore, il divisore. Che tenta, mette scompiglio, nel tentativo di distruggere l’uomo. È a lui, all’avversario, che Gesù rivolge il suo comando perentorio, deciso, inflessibile.

Con la potenza della sua parola Gesù libera dall’influsso del maligno l’uomo e lo ricolloca nella sua originaria dignità, lo riabilita e lo rende di nuovo capace di creare comunione con Dio e con gli uomini. È quello che il Signore sempre fa, con tutti coloro che si riconoscono bisognosi del suo intervento, chiedendo che il cuore non smetta mai di invocare il dono della conversione.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo