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La pace e lo spirito

Scritto da Super User on .

23 Aprile - II Domenica di Pasqua

"Accosta la tua mano, tocca le cicatrici dei chiodi e non essere incredulo, ma credente” (cf. Gv 20,27).

La morte di Gesù aveva gettato nel panico gli apostoli e tutti coloro che si erano entusiasmati del suo annuncio. Dopo la crocifissione non restava più nulla, tutto si era concluso in modo tragico ed irreversibile, l’entusiasmo e l’ardore non avevano più ragione di esistere. Non restava che tornare alle occupazioni di un tempo…

Desolazione e paura invade l’esistenza dei discepoli di Gesù, che per paura sono chiusi all’interno del luogo in cui il Maestro Gesù aveva fatto il dono di tutto se stesso nell’Eucarestia, il timore di subire la stessa sorte aveva irrigidito la loro già debole fede, non conveniva a nessuno rischiare. Unica consolazione era il ricordo di quei tre anni passati in sua compagnia, un ricordo che, invece di proiettarli nell’esaltante esperienza dell’annuncio, li aveva rinchiusi nella paura. Si erano limitati a ricordare una persone che ormai non c’era più. Quanta amarezza nel cuore di questi uomini, quanti rimorsi per aver abbandonato Gesù nel momento più delicato della sua vita!

La croce, che per Gesù era il luogo della donazione totale, per loro era il luogo del non-senso. Non avevano compreso quel passaggio “obbligato”, la croce per loro era stato un “incidente di percorso”. In questo desolante contesto Gesù risorto visita la sua comunità. Già la sera di Pasqua egli viene a squarciare il velo di tristezza che deprime e scoraggia i suoi discepoli.

Egli irrompe in questo luogo chiuso, entra nel cuore e nell’esistenza impaurita di questi uomini deboli, spalanca gli orizzonti, una luce inedita illumina le oscurità del dubbio. Il risorto si presenta loro con i segni dei chiodi, con le ferite ormai trasfigurate dell’amore donato. Nessun timore ha Dio di mostrare le ferite che ormai segneranno per sempre le sue membra. Non ha timore di nasconderle, anzi le mostra come segno concreto di una donazione senza misura. La pace e il dono dello Spirito sono i doni del risorto, con i quali inizia il tempo della testimonianza.

Per troppo tempo abbiamo definito Tommaso come l’apostolo dalla testa dura, l’incredulità fatta persona. Non si fida delle parole dei suoi amici, troppo incoerenti per fidarsi di loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò» (Gv 20, 25). Eppure Tommaso è stato l’unico apostolo a mostrare un grande amore nei confronti di Gesù invitando gli altri a seguirlo quando Gesù aveva deciso di andare a salvare l’amico Lazzaro. Gesù rischiava grosso e Tommaso dice: «Andiamo anche noi a morire con lui!» (Gv 11, 16).

Ritorna Gesù e mostra a Tommaso le sue ferite, invitandolo ad infilarci il dito. Gesù si abbassa sulla sofferenza di questo suo apostolo, sulla sua crisi di fede per risollevarlo e per donargli la certezza che egli è risorto e vive per sempre.

Buona e santa domenica!

+ P. Antonio, Vescovo