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Il dono di Dio

Scritto da Massimo La Corte on .

19 marzo - III Domenica di Quaresima

“Egli chiese alla Samaritana l’acqua da bere,
per farle il grande dono della fede”. (dalla Liturgia)

Siamo alla continua ricerca di essere accolti, accettati, ascoltati. Conserviamo un desiderio vivo di incontrare persone che sappiano vedere in noi il bene, che non giudichino, che vadano al di là delle nostre azioni, degli errori e degli sbagli.

Nel Vangelo di questa domenica troviamo un incontro particolare, non preparato, casuale. Gesù, nell’ora più calda della giornata, stanco ed assetato, si ferma presso il pozzo di Giacobbe in attesa che i suoi discepoli tornino con qualcosa da mangiare. È stanco e sfinito, ha bisogno di rifocillarsi. Proprio in quel momento una donna giunge al pozzo per attingere acqua. Tra i due nasce un dialogo sempre più intenso che porta la donna a riconoscere in lui il Messia, l’atteso, colui che avrebbe portato la salvezza.

Gesù chiede da bere, ha bisogno di soddisfare un’esigenza urgente. La donna è attratta dalla curiosità di scoprire chi è questo giudeo che, sorprendentemente, gli rivolge la parola; infatti tra giudei e samaritani vi sono pessimi rapporti per motivi religiosi. A questo punto Gesù inizia una sorta di rivelazione di se stesso: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva” (Gv 4, 10). Gesù intuisce il desiderio vivo e più intimo della donna e le offre la possibilità di compiere un cammino interiore che, infine, giungerà alla fede.

Perché quella donna samaritana si reca proprio a quell’ora per prendere l’acqua? Solitamente è al mattino, con il fresco, che si assolve a questa incombenza. Questa donna vuole evitare di incontrare gente che la facciano sentire a disagio, che anche solo con lo sguardo la giudicassero come una poco di buono. Per lei è quella l’ora più favorevole per non essere vista. La sua condizione morale non è delle migliori, aveva avuto tante relazioni, una vita frantumata dalla continua ricerca di essere amata. Aveva avuto cinque mariti e tutti l’avevano abbandonata. Quel giorno, vicino a quel pozzo, incontra per la prima volta un uomo che la ama veramente e che le restituisce la dignità. “I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare” (Gv 4, 20) è la domanda della donna a Gesù il quale risponde che Dio si adora con la propria esistenza redenta e trasfigurata.

Gesù, da parte sua, non ha paura di essere visto a parlare con una donna, per di più samaritana. Come accade spesso Gesù rompe gli schemi, abbatte le barriere di una religiosità senza anima, trasgredisce le regole imposte da una tradizione disumana. Il suo comportamento scandaloso suscita dapprima la curiosità della donna, per poi condurla a riconoscerlo come Messia: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te" (Gv 4, 25-26).

Tutti abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi, di ricomporre la nostra vita frammentata dal peccato, sentendo forte la necessità di incontrare il Signore che non giudica, ma accoglie e risana. È un richiamo all’autenticità, a lasciarci plasmare un cuore nuovo ed uno spirito nuovo.

Buona e santa Domenica.

+ p. Antonio, Vescovo.