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Essere autentici

Scritto da Massimo La Corte on .

12 febbraio - VI Domenica del Tempo ordinario

“O Dio, fa’ che il popolo cristiano sia coerente con le esigenze del Vangelo ". (dalla Liturgia)

Non è una novità, per chi ha dimestichezza con il Vangelo, incontrare dei passi nei quali Gesù richiama i suoi interlocutori ad essere autentici, a non ripararsi dietro un’osservanza sterile dei comandamenti, a non pretendere da Dio il contraccambio per essere stati bravi e non essere venuti mai meno all’osservanza scrupolosa della tradizione, della legge e delle norme. L’uomo possiede in sé un anelito di vita che non può essere soddisfatto dal semplice adempimento di una regola, ha bisogno invece di una radicale conversione che metta al primo posto Dio, con un impegno concreto per la realizzazione del suo regno, mettendosi accanto ai più svantaggiati e mostrare così in chi crede.

Con il discorso della montagna, che continua nella lettura del Vangelo di queste domeniche, Gesù rivela la forza trasformante che queste sue parole generano. Egli infatti non si allinea con coloro che si ostinano a credere che la salvezza dipenda da un’osservanza esteriore della legge, pur ricordando che essa rimane il luogo della rivelazione dell’antica alleanza e alla quale neppure lui toglie alcunché: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5, 17). Gesù non toglie nulla, non sottrae, non fa sconti, ma con tutta franchezza afferma che le sue parole, egli stesso sono il compimento di quello che Dio ha rivelato. Egli supera tutto ciò che rischia di rimanere imbrigliato nelle maglie strette di una religiosità infantile, che non ha slancio, che si lascia abbagliare da ciò che appare.

La sequenza dei “Ma io vi dico” pronunciati da Gesù mettono in crisi tante sicurezze, smascherano perbenismi, mettono a nudo compromessi a cui troppo spesso anche noi cristiani ci esponiamo. E non è lecito trasformare la Parola di Dio in semplice precetto, piuttosto davanti ad essa dovremmo lasciare che agisca in noi, portando a compimento ciò per cui è stata pronunciata. Bisogna cogliere lo spirito del comandamento, tralasciando la tentazione di ridurlo a semplice regola, scendere in profondità non fermandosi alla pura esecuzione di una norma.

A queste esigenze evangeliche spesso opponiamo i nostri ragionamenti, accampiamo diritti, nella continua tentazione di diluire il messaggio di Cristo che rimane, per l’uomo di ogni tempo, di sorprendente dirompenza. Costa fatica seguire il Maestro, soprattutto quando ci mette in guardia che spesso non è la materialità di un’azione a determinare il peccato, ma che spesso è il pensiero, l’intenzione ed il desiderio insano che si insinua nella nostra esistenza l’ombra scura del male e del peccato.

Il volto del vero discepolo si delinea quando si è in grado di cogliere la novità introdotta da Gesù. Dio si rivela nella persona e nell’azione di Cristo, solo seguendo lui possiamo raggiungere la nostra pienezza e la vera realizzazione della nostra vocazione.

Buona e santa Domenica.

+ p. Antonio, Vescovo.