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La cultura dell'incontro

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Presentazione del XXV Rapporto Immigrazione

«La cultura dell’incontro» è il tema del XXV Rapporto Immigrazioni 2015, curato da Caritas-Migranti. “Affiancando la metodologia prettamente statistica a quella qualitativa… riusciamo a dare un volto, una voce ai tanti incontri relizzati quotidianamente”, soprattutto lo strumento ci aiuta a passare dalle sensazioni sui migranti ad un reale sguardo sulle persone (30% la percezione; 8,2% i numeri reali).

Le migrazioni e gli spostamenti umani acquistano un’importanza decisiva, sono l’espressioni di altre e più gravi derive, «il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile» e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti» (Laudato sii 6). A livello mondiale 250 milioni di persone vivono fuori dal paese in cui sono nate, e 60 milioni di rifugiati cercano protezione. «È tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile» (Laudato sii 25). Si emigra a causa dei cataclismi ambientali – inondazioni, desertificazioni, carestie – anche se le vittime di disastri ambientali, secondo la convenzione internazionale di Ginevra, non possono essere riconosciuti come profughi, ma migranti lavorativi; si emigra a causa della miseria generata da gravissimi squilibri economici, si fugge da guerre, dittature, discriminazioni. Siamo 7 miliardi di persone, ma solo 1,75% della popolazione detiene il 56% del reddito complessivo e il 23% vive in condizione di estrema povertà. Il tema migranti è diventata carta vincente nelle demagogiche scelte di alcune lobby; come non ricordare il referendum di Brexit o anche la competizione elettorale negli USA.

Partiamo dal primo dato: oggi in Italia ci sono 5,9 milioni di stranieri [1]. Numero generale che comprende sia gli immigrati regolari che i non regolari. Complessivamente si parla di un +0,9 nel 2016, quest’anno che ha visto 400mila arrivi in Europa, una buona parte dei quali, 170mila, in Italia. Secondo l’ultimo report mensile del Ministero del Lavoro, sono 6.500 i minori giunti in Italia senza famiglia e di cui si sono perse le tracce dopo l’identificazione. Anche se il 2016 non si è ancora concluso lo si può già definire l’anno record degli sbarchi: al 27 novembre sono giunti in Italia via mare 171mila migranti. Il numero, infatti, si è triplicato negli ultimi cinque anni. Ricordiamo, però, che le vittime complessive, i morti in mare, sono 4,690 persone. Tra quelli che riescono ad arrivare una su tre è un minore non accompagnato: quelli sbarcati sulle nostre coste quest’anno sono stati 23mila.

L’Europa reagisce in ordine sparso smentendo di fatto gli ideali di solidarietà e accoglienza che sono nel DNA dell’atto fondativo dell’Europa. “Migration Compact”, presentata dall’Italia all’Unione Europea, coglie nel segno: favorire investimenti e sviluppo è il modo migliore per frenare, nel medio e lungo periodo, i flussi migratori. Ma per ora la proposta non ha fatto i passi concreti che si proponeva.

L’insano convincimento che la costruzione di muri renderebbe quasi possibile isolarsi da ciò che accade intorno è segno di una miopia politica e sociale dalle conseguenze devastanti. Dai muri e dai ghetti si è sprigionata sempre una forza pericolosa ed eversiva incontrollabile. La globalizzazione non è solo declinata in termini di vantaggi e di maggiori opportunità di spostamenti, comunicazioni, profitti, spinge anche a nuove convivenze, inediti approcci, e nuovi dialoghi, e ad un’apertura verso la strategia degli ingressi temporanei, o definitivi, legali attraverso i “corridoi umanitari”. La verità è che negli ultimi 15 anni i migranti a livello planetario sono cresciuti del 41%, una velocità doppia rispetto al ritmo di aumento delle popolazione globale. Così i Paesi più poveri localizzati nell’Africa Sub-Sahariana accresceranno la tensione migratoria economica verso l’Europa. La loro dinamica demografica produrrà 400 milioni di abitanti in più tra oggi e il 2036. Di questi 166 milioni saranno giovani adulti tra i 20 e i 44 anni.

Papa Francesco concludendo l’anno giubilare ci ha invitati a leggere le tradizionali opere di misericordia corporale e spirituale alla luce delle nuove povertà del mondo odierno. Queste sono un invito concreto perché le comunità cristiane e ogni credente diano spazio alla fantasia della misericordia, per far crescere una “cultura della misericordia basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli” (Mm 20).

Accanto alle lodevoli e belle iniziative umanitarie dell’accoglienza e dei primi soccorsi serve un’azione politica convinta che miri ad integrare, dialogare e generare la corresponsabilità e il civile coinvolgimento. Solo la prospettiva dell’incontro come opportunità e risorsa può sottrarci alle paure e ad una imperdonabile indifferenza.


+ P. Antonio De Luca
Vescovo di Teggiano-Policastro

 

[1] Gli stranieri residenti in Campania al 1° gennaio 2015 ammontano a 217.503, Nella città metropolitana di Napoli risiedono la metà dei cittadini stranieri, seguono Salerno (22%), Caserta (19%) Avellino (6%) e Benevento (3%).


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