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Dio guarda il cuore

Scritto da Massimo La Corte on .

23 Ottobre - XXX Domenica del Tempo Ordinario

Il pubblicano diceva: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
E tornò a casa sua giustificato. (Lc 18,13-14)

Nel vangelo di questa domenica Gesù continua a parlare della preghiera, indicando con una breve parabola, quali atteggiamenti evitare perché la nostra preghiera penetri nel cielo.

Questa parabola viene narrata con un motivo ben preciso: «Per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri». La preghiera del fariseo è perfetta, contiene un elenco di azioni che vanno oltre l’ordinario, non si limita al minimo, ma nella sua devozione, si impegna a fare di più. Integerrimo osservante della legge, non si rende però conto che sta parlando di sé stesso a sé stesso. Il termine della sua preghiera non è Dio, ma è il suo io. Ama pavoneggiarsi dei suoi meriti, pur conoscendo quanto Dio aveva detto: «Quando venite a presentarvi a me, chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto» (Is 1, 12-15).

L’altra figura che emerge dalla parabola è il pubblicano. Entrato nel tempio per la preghiera egli «fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore». Quest’uomo incarna l’atteggiamento opposto del fariseo. Soprattutto si riconosce bisognoso del perdono di Dio, ha nel cuore i segni concreti del pentimento. Non ha nulla da anteporre a sua discolpa, nessun merito da vantare, si limita a battersi il petto ed invocare la misericordia di Dio.

È un realista, non mente né si vanta. Si limita a chiedere, sapendo di poter contare soltanto sul perdono di Dio. Due modi di porsi davanti a Dio, ma anche due modi di intendere il rapporto con il prossimo. Due modi diversi di vedere la vita. Gesù sottolinea che Dio può agire solo dove vi è disponibilità, dove non vi è chiusura e rifiuto. Il pubblicano mostra questa disponibilità, a differenza del fariseo.

Gesù certamente non applaude alla vita corrotta del pubblicano, come in precedenza non ha disprezzato le opere del fariseo. Vuole solo indicare il modo giusto di porsi davanti a Dio: sentirsi bisognosi del suo perdono e della sua misericordia.

Buona e santa domenica!

+ p. Antonio, Vescovo.