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Rendere gloria a Dio

Scritto da Massimo La Corte on .

9 Ottobre - XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

"Non sono dieci quelli guariti? E gli altri nove dove sono?
Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato". (Lc 17,17.19)

Durante tutto il suo ministero pubblico Gesù incontra, mai egli si è sottratto al contatto con le persone, anzi ha insegnato alla comunità cristiana a farsi carico del peso dell’umanità spesso sfinita e senza prospettive. Nel Vangelo di questa domenica Gesù incontra dieci lebbrosi che, rispettosi della legge, si fermano a distanza e, alzando la voce, invocano la guarigione.

Gesù si pone anch’egli nel rispetto della legge e li invia ai sacerdoti per ricevere un attestato che ne garantiva la guarigione. Si limita ad inviarli ai sacerdoti, senza nessun segno particolare e senza nessun gesto concreto. Eppure obbediscono, nutrono la certezza che la loro guarigione è possibile grazie alla sola parola del Maestro Gesù. «E mentre essi andavano, furono purificati» (Lc 17, 14). La guarigione sembra essere un dono per la loro fiducia, segno concreto della vicinanza di Dio alla loro sofferenza. Tutti sono guariti, uno solo torna a ringraziare, per di più un samaritano, che Gesù chiama straniero, eppure solo lui, straniero, appartenente ad un’altra razza, un impuro miscredente, torna indietro a rendere gloria a Dio. Non sono dunque i giudei i soli che sanno rivolgersi a Dio, non hanno il monopolio della fede e l’evangelista intende sottolineare che possiamo imparare anche da uno straniero come si ama Dio.

Già nella prima lettura abbiamo ascoltato la guarigione di un malato di lebbra. Naaman, uno straniero non appartenente al popolo di Israele che, accortosi della guarigione, torna dal profeta Eliseo e fa la professione di fede nel Dio d’Israele: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele» (2Re 5, 15). Anche la guarigione del lebbroso operata da Gesù provoca la fede: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17, 19.

I segni di guarigione vanno interpretati nel giusto senso. Gesù non opera questi segni per ottenere consensi e neanche per dare prova della sua potenza, né per dimostrare che egli era il Figlio di Dio. Questi sono segni messianici, che dimostrano che il regno di Dio è già presente ed operante nel mondo. E’ l’annuncio definitivo della liberazione dal male, dal peccato, dal fallimento.

Gesù agisce grazie alla fede di coloro che incontra e che vivevano situazione di dolore ed angoscia. Dove non vi è fede non ci può essere intervento di Dio: infatti egli non agisce contro la volontà dell’uomo, come ricordato domenica scorsa. La mancanza di fede frena l’azione divina!

In Gesù vi è la sorgente della vita (cf sal 35, 10) egli con la sua opera indica l’amore di Dio per l’umanità ferita ed umiliata. Il samaritano è l’unico che comprende che ciò che gli è accaduto è un dono dall’alto, per questo sente il desiderio di tornare indietro a lodare Dio e a ringraziarlo: «Si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo» (Lc 17, 16) perché ha capito qualcosa del mistero di Cristo. L’uomo, naufrago a causa del peccato, ha bisogno non solo della guarigione fisica, ma della salvezza che solo Gesù può donare.

Buona e santa domenica!

+ p. Antonio, Vescovo.