Stampa

Fuoco e divisione

Scritto da Massimo La Corte on .

14 Agosto - XX Domenica del Tempo Ordinario

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra,
e come vorrei che fosse già acceso”, dice il Signore" (Lc 12,49).

Leggendo le parole di Gesù contenute nel Vangelo di questa domenica la mente è immediatamente tornata alla profezia di Simeone: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Lc. 2, 34). Un richiamo necessario per entrare fino in fondo nella comprensione del Vangelo senza timore di fraintendere quanto oggi viene proclamato nella comunita dei credenti. Le parole che oggi leggiamo di Gesù non sembrano rispecchiare il suo insegnamento. Proviamo una certa ritrosia ed un senso di diffidenza. Sono venuto a gettare fuoco... sono venuto non per portare pace ma divisione... qual'è il messaggio che il Signore vuole oggi consegnarci?

Non abbiamo scelte, davanti a Gesù e al suo Vangelo dobbiamo fare delle scelte concrete, vere, che riguardano la nostra esistenza. Non è possibile barare, non ci è mai consentito, soprattutto quando abbiamo a che fare con Dio. È in gioco la nostra gioia e la realizzazione della vocazione che abbiamo ricevuto. Non possiamo pretendere che il Vangelo lasci nell'inerzia le nostre coscienze, la sua forza non può essere azzittita e attutita con la superficialità, contro la quale il Signore si scaglia. È troppo grande la responsabilità di essere discepoli che non può essere mortificata, diluendo il Vangelo e addolcendolo come troppo spesso facciamo.

Il Maestro ci invita a fare sul serio, quando siamo tentati di relegare il Vangelo a qualcosa di privato, senza troppo clamore. La parola di Gesù è per sua natura controcorrente, mai si allinea con il perbenismo delle nostre logiche spesso miopi e senza prospettive. Il Vangelo mette a soqquadro anche i legami più intimi e non ha timore di rovistare nella vita di chi decide di seguire Gesù. Il vero annuncio del Vangelo mette in discussione, rivaluta i rapporti interpersonali, ridistriduisce il coraggio, infonde la certezza di avere trovato quello che ogni persona desidera.

Il sacrifico della croce è richiamato dal desiderio di Gesù di ricevere il battesimo che lo attende. Non indietreggia mai davanti a questo mistero di incomprensione, di sofferenza e di morte; si rattrista solo dell'incapacità dei discepoli di sostenerlo e per questo richiama loro e noi al dovere di mettere Dio al primo posto. È uno radicale Gesù e richiama i suoi allo stesso dovere di ricentrare la vita su ciò che veramente conta.

Svegliamoci dal torpore nel quale siamo cadiamo spesso e corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb. 12, 1-2).

Buona e santa domenica!

+p. Antonio, Vescovo.