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Le decisioni che cambiano la vita

Scritto da Massimo La Corte on .

26 Giugno - XI Domenica del Tempo Ordinario

Gesù mosse decisamente verso Gerusalemme
incontro alla sua passione. (cf. Lc 9,51)

Dopo aver riflettuto sull’identità di Gesù domenica scorsa, oggi il Vangelo ci aiuta a mettere a fuoco l’identità del discepolo. Come Gesù intende la vita del discepolo, come ci vuole Gesù? Con quali caratteristiche? Su cosa dobbiamo puntare per essere veri discepoli del Maestro?

Il contesto nel quale si svolge la narrazione del Vangelo di questa domenica è il viaggio che Gesù sta compiendo verso Gerusalemme, insieme ai suoi discepoli, ai quali, già da diverso tempo, sta proponendo un percorso di conversione e di cambiamento di mentalità che però stenta ad entrare nel tessuto dell’esistenza di queste persone. Il modo di ragionare di Dio scardina le nostre autosufficienze, ribalta metodi e percorsi che credevamo fossero legittimi; per questo il cammino alla sequela di Gesù non è per nulla semplice e nulla egli dà per scontato.

Il brano di questa domenica segna un punto di svolta, Gesù prende la ferma decisione di dirigersi verso la Città Santa, Gerusalemme, dove sa che si concluderà la sua esistenza, sulla scia degli antichi profeti; da qui l’amara constatazione: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!”. (Mt. 23, 37).

Gesù guarda in faccia il rifiuto, non teme l’epilogo tragico che lo attende, la sua è una decisione irrevocabile. Il punto verso cui dirigersi è Gerusalemme, senza tentennamenti e incertezze. E non si scoraggia Gesù neanche di fronte al netto rifiuto degli abitanti di un villaggio di samaritani che non vogliono che egli si fermi presso di loro. E questo risulta una grave offesa per i suoi discepoli, tanto che due di loro tentano di invocare una punizione divina per quegli infedeli. A questi Gesù si rivolge con durezza e con rimprovero perché incapaci di comprensione. Ad una visione di giustizia umana, Gesù risponde con la logica divina, diametralmente opposta. Non il castigo e la condanna, bensì pazienza e comprensione, per tutti. In Gesù non vi è mai pregiudizio, tanto che spesso indicherà proprio i samaritani come veri adoratori del Padre, in spirito e verità (la parabola del buon samaritano, il lebbroso samaritano che torna da Gesù per ringraziarlo della guarigione). È semplice ergere muri, tracciare confini, rinchiudere le persone nel ghetto dei “cattivi”. Risulta più difficile invece avere i sentimenti che sono di Gesù, che mai ha provato odio, vendetta, rancore. Lui costruisce ponti, traccia sentieri di novità, è sempre pronto alla riconciliazione.

E a coloro che intendono seguirlo Gesù chiarisce che non è possibile seguirlo se non ci si mette in gioco, fino in fondo, senza mai anteporre all’amore per lui, neanche gli affetti familiari.

Le parole del Beato Paolo VI riecheggiano nel cuore di coloro che, in un preciso momento, hanno sentito quell’imperativo della sequela che ha segnato la loro vita: "Sapete che la sua chiamata è per i forti; è per i ribelli alla mediocrità e alla viltà della vita comoda e insignificante; è per quelli che ancora conservano il senso del Vangelo e sentono il dovere di rigenerare la vita ecclesiale pagando di persona e portando la croce".

Con generosità impegniamoci nella sequela di Cristo, rifiutando compromessi e mezze misure, con coraggio, senza viltà e senza calcoli. Allora saremo beati, se avremo adempiuto con fedeltà il lavoro che egli ci ha chiamati a svolgere nella sua Chiesa.

Buona e santa domenica!

+p. Antonio, Vescovo.